Intervista di Einaudi c’è. Trascrizione della Redazione de Il Pelapatate
In collaborazione con Einaudi c’è vi portiamo anche sul Pelapatate, l’intervista a Vincenzo Schettini, il prof più famoso d’Italia, che coi suoi canali social, aiuta tutti gli studenti a capire meglio la fisica in modo diverso, divertente e molto efficace.
Una domanda che potrebbe incuriosire molti è proprio come lui possa fare il professore e anche il “content creator” allo stesso tempo, ed entrambe le cose al 100% delle sue energie. Lui ci dice che quando iniziò a condividere contenuti online, intuì che tutta questa parte avrebbe preso una grossa fetta della sua vita e che avrebbe avuto l’opportunità di entrare in contatto con centinaia di migliaia di persone tra cui studenti, professori, genitori, famiglie… e amanti della scienza!
Quell’intuizione lo portò a prendere una decisione, ovvero passare a un contratto part-time come professore (due giorni a settimana, meno classi), così ora almeno i suoi studenti possono goderselo appieno.
Potrebbe sembrare un sacrificio, dimezzare la sua carriera da professore, invece tutto questo gli permette di fare tutto ciò che gli piace, senza rinunciare a niente.
Nei suoi video ha trattato molte tematiche. Come fa a mantenere l’interesse pubblico attivo e creare contenuti rilevanti?
“Ho iniziato condividendo lezioni i cui contenuti riguardavano solamente la mia materia. Poi ho compreso da parte di voi ragazzi l’esigenza di ascoltare il mio punto di vista, la mia esperienza su temi quali metodo di studio, la scelta universitaria piuttosto che l’adolescenza. Periodo bellissimo ma molto complesso”
Quindi è nata l’idea del video del venerdì, ci dice: condividere contenuti più di vita e non solo di fisica ed è stato molto apprezzato.
“Mantenere l’interesse del pubblico attivo è anche una questione di sentire quello che la gente sente”. Il professore ammette di avvertire continuamente l’esigenza di parlare di uno specifico tema. Ad esempio durante la pandemia ci ha spesso parlato di solitudine perché lui stesso si sentiva solo. Post pandemia ha parlato della capacità di aumentare il proprio livello di concentrazione, come studiare meglio, perché ha avvertito che noi ragazzi stavamo perdendo di vista quale poteva essere il modo di lavorare in maniera efficace per la scuola.
Come incoraggia gli studenti ad avere una mentalità critica e a porre domande durante le lezioni?
“Facendo leva sul fatto che è importante quando si cresce, si matura, si diventa più grandi, tirare fuori la capacità di entrare nei discorsi”
Il professore fa capire a noi studenti che nel momento in cui stiamo di fronte a un docente, dobbiamo comprendere che quel docente di oggi sarà un datore di lavoro domani, sarà un compagno con cui costruire un progetto… quindi alzare la mano è tirare fuori quell’esigenza di comprendere meglio quello con cui mi sto interfacciando. Tutti dovremmo farlo, senza paura.
“Anche dire la propria opinione è importante, e non è facile. Io quando ero studente avevo tutta una serie di paure, dubbi, durante l’adolescenza, però posso dire che un limite non ce l’avevo, ero espansivo, un po’ come ora, non mi manca la parola…invece questo non è facile per altri ragazzi”
Molte persone sono molto timide, quindi tirar fuori la capacità di entrare nella lezione, alzare la mano, uscire dalla propria comfort zone, è fondamentale: “Una volta lo fai, due volte ti piace, tre volte dici che questa è la direzione giusta e lo devo fare per me!”
L’educazione è in continua innovazione, e adesso si sta già parlando di intelligenza artificiale. Lei come vede l’uso di questo strumento nell’ambito dell’insegnamento?
“Io lo vedo in maniera negativa soprattutto se si parla di inserirlo per forza in ogni ambito a scuola. Alle scuole superiori è una cosa che non ci deve interessare, non ci appartiene. L’intelligenza artificiale sarà la rivoluzione del futuro, ma per poter utilizzare questo strumento devi esserne cosciente e non devi far sostituire questo strumento a te.
È pericoloso nelle scuole ma anche pericoloso per gli insegnanti, perché noi professori siamo in generale molto meno confidenti con lo strumento digitale rispetto a voi, quindi mi sento ancora più schiacciato perché penso non solo di dover fare il mio dovere, ma devo anche capire come utilizzare bene questo strumento e farlo capire agli studenti […] quindi quando saremo capaci di gestire questo strumento allora sarò d’accordo, ma per il momento noi a scuola non dobbiamo perdere di vista chi abbiamo: GLI INSEGNANTI: sono loro la nostra intelligenza, siamo noi e anche voi studenti l’intelligenza naturale che funzionava cinquant’anni fa e funzionerà tra cent’anni”.
“Noi siamo un istituto tecnico-economico e studiamo fisica in prima superiore due ore a settimana e in seconda abbiamo chimica. Mi ricordo la frase che veniva ripetuta più spesso durante quelle ore: “Ma perché farcele studiare per un anno per due ore a settimana? Che senso ha?’’ Pensavamo di poter impiegare quel tempo aggiungendo delle ore di economia“
Cosa vorrebbe dire a quei ragazzi che dicevano quelle frasi?
Il professore ci risponde che guardare a una materia anche per poco tempo è un’occasione, un’opportunità. Non è giusto pensare di frequentare il classico senza matematica, fisica… oppure il linguistico svolgendo 36 ore di lingue. Non è così che si forma la cultura, ci ricorda. Anche nel nostro istituto, a molti non piacciono storia o matematica ed essi vorrebbero studiare soltanto economia o diritto.
“Quando studiavo in conservatorio, io mi sono diplomato in violino, molto spesso dicevano di fare anche un’altra scuola, quindi affiancare il conservatorio con un altro istituto, ed era pesante. Infatti c’era più di qualcuno che faceva solo conservatorio dopo le medie. Ma al conservatorio al tempo, e forse anche adesso, si studiava SOLO musica. Non c’erano altre materie. Facevi solfeggio, strumento, musica, musica e musica. Non c’era un’infarinatura di cultura generale, non ti formava. Quelli che hanno fatto solo conservatorio a mio tempo, sono usciti e si sono presi un diploma di scuola superiore serale. Si sentivano incompleti. Ecco il senso”.
“Ovviamente dietro una materia molto lontana da te, ci deve essere un professore particolarmente carismatico, che in quell’anno ti deve scioccare talmente tanto che poi dici ‘Ma sai che c’è? Ho fatto ragioneria ma mi iscrivo ad astronomia!’ È questa la bellezza della cultura: ti innamori di qualcosa che apparentemente non c’entrava niente con te!”
Prof. Schettini ci fa un esempio lampante: Leonardo Da Vinci. Aveva tantissimi interessi, perché cominciò a divergere mentalmente, cioè andò in tante direzioni comprendendo che la cultura è bellissima e lo fece senza intelligenza artificiale, senza rete… solo con il proprio cervello.
Se tornasse in vita, vedrebbe tante delle sue intuizioni realizzate!
“Che scuola ha fatto Da Vinci? #chissenefrega. Ci tengo a lasciare questo messaggio a tutti voi: quanto è importante la lettura. Con il mio primo libro ‘La fisica che ci piace’ è avvenuta una piccola rivoluzione. Nel mio secondo libro parlo di sette figure di fisici. Primo capitolo a Leonardo, il secondo a Tesla…un libro in cui racconto anche le loro debolezze, di quanto fossero simili a tutti noi e che da quelle debolezze hanno tirato fuori la voglia di creare una vita rivoluzionaria”
Leggete e amate quello che fate a scuola.