Ultimamente un terribile uragano ha colpito gli Stati Uniti: gli esperti l’hanno chiamato “Ian”. Nonostante il nome possa sembrare “simpatico”, questo uragano è stato uno dei più potenti mai visti, dato che ha soffiato con raffiche di vento pari a 250 km orari.
Il Centro Nazionale Uragani l’ha definito estremamente pericoloso in quanto ha causato danni catastrofici durante il suo passaggio nell’East Coast statunitense e a Cuba, provocando la morte di almeno 107 persone, di cui 100 in Florida, 5 in Carolina del Nord e 2 a Cuba.
Ma cosa ha permesso a questa, che prima era una semplice tempesta tropicale, di guadagnare così tanta potenza distruttiva? La risposta la dobbiamo trovare nelle teorie scientifiche che spiegano i cambiamenti climatici. Infatti i meteorologi sostengono che i cicloni tropicali perdono potenza dopo aver scaricato venti e piogge sulla terraferma, perché si allontanano dall’umidità e dall’energia termica che risale dai mari, ovvero il loro “motore”. Lo stesso vale per “Ian”: dopo aver seminato devastazione nel sudovest della Florida, rovesciando case e barche, sommergendo con mareggiate interi insediamenti costieri e lasciando senza corrente molte persone, ha perso potenza ed è stato declassato a tempesta tropicale; quando ha riattraversato l’oceano Atlantico, per dirigersi nuovamente verso la Carolina del Sud, ne ha guadagnato di nuova.
Ciò è stato dovuto alle temperature oceaniche presenti in quelle acque: erano superiori di 2-3 gradi Celsius rispetto alla media stagionale stimata.
L’innalzamento delle temperature non è un problema da sottovalutare: infatti, per far innalzare anche minimamente le temperature oceaniche occorre che i mari assorbano ingenti quantità di calore. Ma da dove proviene questo calore? Ecco una buona ragione scientifica su cui pensare:
i cambiamenti climatici non determinano il numero degli uragani, ma ne condizionano la loro intensità in quanto le elevate temperature sulla terra producono un eccesso di energia, energia di cui hanno bisogno gli uragani. Con l’ intensificarsi di questi catastrofici eventi meteorologici è lecito pensare che in futuro si aggraveranno i danni sull’uomo, sulla natura e sulla Terra: lo sprofondamento delle coste per la ingente quantità di acqua che riverseranno gli uragani, ne sarà un esempio.
Ma cosa può fare l’uomo per contrastare questi fenomeni o per lo meno per attenuarne gli effetti? La risposta può essere facile, ma anche difficile. Facile in quanto, conoscendo le cause di questo problema si potrebbe agire, subito a livello politico planetario invertendo e incentivando seriamente le politiche di sostegno allo sviluppo economico sostenibile; difficile perché azioni così importanti richiedono una presa di coscienza e la messa in pratica di azioni virtuose da parte di ciascun uomo/abitante della Terra. O pensiamo veramente che ci si possa limitare, come hanno fatto alcuni personaggi famosi, come Jhon Travolta, a donare ingenti somme di denaro per gli sfollati o i colpiti dall’uragano o per i soccorritori?
Solo uniti, facendo fronte comune, nelle nostre azioni quotidiane potremmo, forse se non risolvere, ma di sicuro attenuare o rallentare la distruzione del nostro Pianeta…e anche degli uragani