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Una breve biografia dell’economista a cui è intitolata la nostra scuola: Luigi Einaudi

Lorenzo Pietro Padoan

Frequentate l’ITET Luigi Einaudi ma probabilmente non avete idea di chi quest’ultimo sia.

Luigi Einaudi fu un importante personaggio della storia del nostro Paese, non solo perché si distinse per le sue innovative teorie economiche, ma anche perché dedicò buona parte della sua vita alla politica, in particolare fu il secondo presidente della Repubblica Italiana, primo ad essere stato eletto da Parlamento. In questo articolo voglio raccontarvi la sua vita.

Partiamo con una curiosità: Giulio, uno dei tre figli di Luigi, è il fondatore della casa editrice Giulio Einaudi Editore, mentre suo figlio Ludovico (ovvero il nipote di Luigi) è un famoso pianista e compositore.

Nato a Carrù, in provincia di Cuneo, nel 1874, Luigi Einaudi vive un’infanzia serena, stroncata solo dalla morte del padre nel 1888, anno in cui si trasferisce nel paese natale della madre. Studia al Liceo classico Cavour di Torino, dove si diploma a pieni voti e, successivamente, frequenta il Laboratorio di Economia Politica (futuro Dipartimento di Economia dell’Università di Torino). Si laurea, però, in giurisprudenza nel 1895, ottenendo la cattedra di insegnamento in rinomati atenei italiani, nei quali si occupa soprattutto di facoltà economiche. 

Nel 1919 è nominato senatore del Regno. Le sue posizioni sono nettamente liberiste: egli propugna un’idea di Stato forte, benché decentralizzato, privo di burocrazia e protezionismi. Inoltre, europeista ante litteram, egli prospetta ed auspica un’Europa federata, priva di barriere tra gli Stati. 

Pur favorevole alla (iniziale) politica economica liberista portata avanti dal governo Mussolini, Einaudi si trova in disaccordo con il progetto di riforma costituzionale di Mussolini (cosiddetta Legge Acerbo), collocandosi politicamente a difesa dello Stato liberale pre-fascista. Per questo motivo egli aderisce al Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce. Con l’avvento della dittatura fascista egli sarà, infatti, costretto a limitare la sua attività accademica e ad interrompere quella politica, pur continuando a far parte del Senato, poiché quest’ultimo non fu “fascistizzato” come avvenne, invece, per la Camera dei Deputati. Da senatore si schiera sempre contro il regime, votando a sfavore delle principali proposte fasciste, tra cui la creazione del Gran consiglio del fascismo, la Guerra d’Etiopia e le leggi razziali del 1938.

Con la caduta del fascismo nel 1943 e la conseguente invasione dell’Italia da parte dei nazisti, Einaudi è costretto a rifugiarsi in Svizzera, dove aderisce al Movimento Federalista Europeo, fondato dagli autori del Manifesto di Ventotene.

Dal 1945 al 1958 ricopre l’incarico di Governatore della Banca d’Italia ed allo stesso tempo, nel 1946, viene eletto deputato all’Assemblea Costituente, nella quale si distinguerà per i suoi contributi ai lavori. Inoltre, egli è senatore di diritto al Senato della Repubblica nel 1948 e nel Governo De Gasperi si occupa del Ministero delle Finanze e del Tesoro e di quello del Bilancio. Il suo contributo fu rilevante perché la politica economica portata avanti da Einaudi in quegli anni, caratterizzata da una diminuzione della tassazione interna e dei dazi doganali, pose le basi per il boom economico degli anni cinquanta e sessanta. Il pensiero economico dell’economista piemontese era infatti improntato al liberismo più puro, basato sull’individualità, la libertà d’iniziativa e il pragmatismo. Einaudi credeva, però, anche che una politica libera dal punto di vista economico e commerciale (il laissez-faire) potesse essere garantita solo da un’adeguata legislazione di stampo liberale, che assicurasse la meritocrazia e riducesse al minimo l’intervento statale. 

L’11 maggio 1948 Einaudi viene eletto presidente della Repubblica dal Parlamento, ruolo che assumerà con grande impegno e dedizione. Rimane in carica fino al 1955, quando passa il testimone a Giovanni Gronchi.

Einaudi si spegne a Roma il 30 ottobre del 1961, nella città in cui visse gran parte della sua vita.

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