Dirigente Scolastica Laura Biancato
Tutti gli italiani sanno che la festa del 2 giugno è la celebrazione della nascita della nostra Repubblica. Il 2 giugno 1946 si svolse, infatti, il referendum (per la prima volta su scala nazionale il voto fu esteso alle donne) che decretò la fine della monarchia.
75 anni di storia recente. Storia di battaglie civili, di diritti conquistati, di democrazia esercitata. Di una Costituzione costruita su valori senza tempo.
Abbiamo molto da festeggiare, noi italiani. Perché, malgrado le nostre discontinuità, i valzer dei governi e della politica, gli eccessi burocratici e i dissesti dell’economia, viviamo in un Paese che ci consente di esercitare la libertà di pensiero e di espressione. Non è poco.
Quest’anno la festa della Repubblica cade in un periodo davvero particolare, e non è possibile non considerarlo.
Finalmente, risaliamo la china e tentiamo di uscire a testa alta dalla pandemia.
Dai primi di giugno riapriranno moltissime attività economiche, ci sarà concesso di muoverci più liberamente e, probabilmente, molte regioni entreranno in zona bianca. La campagna vaccinale sarà entrata nel pieno del coinvolgimento di categorie non a rischio, e inizierà a interessare i più giovani.
Sarà una festa nella festa. Ma, si spera, anche un momento di riflessione collettiva, che ci induca a superare qualsiasi divisione, per concentrarci su una ripresa che non sarà facile, se non metteremo insieme forze e speranze comuni.
Lo scorso anno mi piacquero molto le parole del Capo dello Stato, nel discorso del 2 giugno. Sono andata a cercarle e le ho trovate più illuminanti di come le ricordavo. Ancora attuali, se le si interpreta come uno sguardo di speranza verso il futuro; un invito alla ripartenza, in un mondo ferito dalla pandemia.
“Perché è così preziosa la lezione del dopoguerra? Quello spirito costituente rappresentò il principale motore della rinascita dell’Italia. Seppe unire gli italiani, al di là delle appartenenze, nella convinzione che soltanto insieme si sarebbe potuta affrontare la condizione di estrema difficoltà nella quale il Paese era precipitato”.
E ancora, Mattarella:
“Abbiamo toccato con mano la solidarietà, la generosità, la professionalità, la pazienza, il rispetto delle regole. Abbiamo riscoperto, in tante, occasioni, il senso dello Stato e l’altruismo. Abbiamo ritrovato, nel momento, più difficile, il vero volto della Repubblica. Ora sarebbe inaccettabile disperdere questo patrimonio. Ce lo chiede anzitutto il ricordo dei medici, degli infermieri, degli operatori caduti vittime del virus nelle settimane passate. Sono convinto che insieme ce la faremo. Il legame che ci tiene uniti sarà più forte delle tensioni e delle difficoltà”.
A un anno di distanza, queste parole ci ricordano chi siamo e qual è la nostra forza.