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Di Nicole Schirato
Molto spesso tendiamo a sottovalutare il problema dell’innalzamento del livello del mare, nonostante rappresenti una problematica enorme sotto tutti i punti di vista.
Le cause principali sono l’aumento della temperatura dei mari e degli oceani, lo scioglimento delle calotte polari e della Groenlandia e quello dei ghiacciai in montagna. Queste derivano dai cambiamenti climatici e della temperatura, provocati dalle attività industriali umane in seguito alla rivoluzione industriale.
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La rivoluzione industriale segna il passaggio da una produzione manuale ad una meccanica con maggior resa e minore fatica, grazie all’utilizzo di macchinari che per funzionare hanno bisogno di energia, ovvero di combustibili fossili (petrolio, carbone, ecc.). L’uso di questi materiali ha aumentato però la quantità di anidride carbonica CO2 nell’aria, provocando l’aumento dell’effetto serra e, di conseguenza, quello delle temperature.
Già nel 1960 gli scienziati notarono questi cambiamenti, ma i loro allarmi non furono ascoltati. La produzione, difatti, aumentò, così come la deforestazione e dunque l’inquinamento. In questo modo, si accentuarono e/o verificarono altre conseguenze, come: incendi, fenomeni di desertificazione, inondazioni, tornado e episodi ventosi particolarmente violenti. Questi avvenimenti devastanti hanno anche portato molte persone a dover lasciare il Paese natale per emigrare in luoghi in cui non sono sempre ben accolti.
Una parte dell’anidride carbonica CO2 emessa, circa il 30%, è stata assorbita dagli oceani e, se da un lato può sembrare un aspetto positivo, dall’altro ha comportato conseguenze negative sugli ecosistemi marini. In termini chimici è cambiato il pH delle acque oceaniche.
L’acidificazione e l’aumento della temperatura media, in tale contesto, danneggiano o distruggono gli ecosistemi, soprattutto quelli più delicati, portando alcune specie all’estinzione o alcuni organismi a migrazioni forzate. Un esempio è il granchio blu: abituato a mari caldi e tropicali, in cui era sia preda che predatore, ha invaso i nostri mari diventando un unico super-predatore, compromettendo il nostro ecosistema marino.
L’aumento della temperatura ha provocato inoltre lo scioglimento dei ghiacciai in montagna, ovvero accumuli di grandi quantità di ghiaccio sulle cime delle montagne. Nonostante sia normale che il ghiacciaio subisca una riduzione durante il periodo estivo, esso mantiene un equilibrio grazie a un processo naturale: dopo una nevicata, i fiocchi accumulati cambiano la loro conformazione sotto la pressione del peso delle nevicate successive, diventando ghiaccio.
Tuttavia, con l’aumento delle temperature, anche durante l’inverno, le nevicate diminuiscono, riducendo così l’accumulo di ghiaccio. Se questa tendenza dovesse continuare, ci sarà sempre meno acqua disponibile per le attività umane, poiché i ghiacciai rappresentano la nostra riserva d’acqua, alimentando i fiumi a valle.
Le acque che derivano dallo scioglimento dei ghiacciai vanno a finire nei mari, provocando l’aumento del livello del mare. Si stima che nel giro di 15 anni il 90% dei 900 ghiacciai alpini saranno quasi completamente spariti. Così avverrà per il ghiacciaio della Marmolada, il più grande d’Italia il quale entro il 2035 sarà scomparso, solo nel periodo invernale si formerà una zona di glacioneve, ovvero neve che si ghiaccia ma non completamente, dall’aspetto granulare, e che si scioglie molto facilmente.
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L’ assottigliamento delle calotte polari e della Groenlandia rappresenta un problema perfino più grande, in quanto porta agli oceani ancora più acqua, aggravando il fenomeno dell’innalzamento del livello del mare. Si ritiene che entro il 2050 le calotte polari saranno quasi completamente scomparse. Le conseguenze si riflettono e si rifletteranno, anche sulla fauna, mettendo a rischio la vita di molti esseri viventi, come foche, orsi bianchi al nord e pinguini al sud. L’acidificazione delle acque oceaniche, inoltre, compromette quelle polari, in quanto rappresenta una minaccia per le specie di zooplancton alla base della catena alimentare.
Per far fronte a queste problematiche, il 4 marzo 2023 gli Stati membri dell’ONU hanno stipulato il primo Trattato sull’Alto Mare, ovvero quelle acque che si trovano oltre le 200 miglia nautiche dalle coste (370 chilometri). Il suo scopo è quello di tutelare i ⅔ degli oceani e promuovere una gestione ecosostenibile delle risorse e delle aree marine. L’obiettivo dell’accordo, come scritto nel documento, è quello di “garantire la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica marina delle aree al di fuori della giurisdizione nazionale, per il presente e a lungo termine, attraverso l’effettiva attuazione delle disposizioni pertinenti della Convenzione e l’ulteriore cooperazione e coordinamento internazionale”.
Nonostante la crisi climatica sia una vera e propria emergenza, molti personaggi politici negano l’evidenza per sostenere la propria carica politica. Per esempio, Trump definisce il cambiamento climatico “una bufala” e sostiene il suo slogan “drill, baby, drill”, ovvero “trivella, baby, trivella”, in relazione allo sfruttamento e all’utilizzo dei combustibili fossili come fonte di energia. Sostiene infatti di voler aumentare la produzione statunitense di petrolio e gas naturale. Con la sua candidatura, inoltre, Trump ha promesso di ritirare nuovamente gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi che mirava a ridurre le emissioni globali di anidride carbonica.
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Per aiutare la salvaguardia del nostro pianeta è importante impegnarsi, anche nelle azioni quotidiane. Un inizio sarebbe evitare di lasciare immondizia lungo le strade ed impegnarsi nel fare la raccolta differenziata, grazie alla quale i nostri rifiuti potranno essere riciclati. Bisognerebbe inoltre sviluppare ed attuare nuove tecniche per evitare lo spreco di acqua, come chiudere il più possibile il rubinetto o riutilizzare l’acqua piovana per innaffiare le piante. In aggiunta, dovremmo provare a ridurre l’uso delle automobili e di preferire al loro posto mezzi pubblici o veicoli green, come biciclette o monopattini. Queste sono solo alcune delle soluzioni ecologiche con le quali possiamo aiutare il nostro pianeta.
È evidente, quindi, che l’innalzamento del livello del mare rappresenta un problema serio per noi e per le generazioni future, con conseguenze inevitabili. Tuttavia, abbiamo il diritto e il dovere di preservare la bellezza naturale del nostro pianeta, un obiettivo che possiamo raggiungere solo con impegno, responsabilità e forza di volontà.