Tutti conosciamo il gioco d’azzardo e probabilmente ci abbiamo “giocato” o ancora lo facciamo, nutrendo la speranza di poter vincere elevate somme di denaro che ci permettano di vivere più agiatamente. La speranza è però un fattore astratto, un artefatto mentale che dona sicurezza e motivazione per raggiungere un obiettivo: non c’è nulla di reale in questo, la speranza condiziona noi ma non ha alcun effetto nel gioco. Dobbiamo inoltre distinguere la nostra conoscenza del gioco d’azzardo dalla consapevolezza che abbiamo di questa. Quanti di noi sanno realmente come siano suddivise le vincite e quali siano le probabilità che siano nostre? Abbiamo mai notato come il marketing di questi “giochi” comunichi messaggi la cui percezione è errata?
In questo articolo prenderemo in esame il “Gratta e Vinci” come esempio più comune e conosciuto del gioco d’azzardo.
Chi di noi quando compra un gratta e Vinci si sofferma sul retro a leggere tutte le indicazioni e le fasce di vincita? Penso siano poche le persone a farlo e i produttori ne sono ben consapevoli: la grafica di questi è precisa al millimetro. La parte “giocabile” del biglietto è ricca di colori vivaci, simboli che richiamano alla ricchezza e alla fortuna ma povera di parole; il retro, invece, è totalmente in bianco e nero e davvero carico di scritte piccolissime che non invogliano il giocatore a leggerle.
Per di più non è del tutto trasparente ciò che viene descritto nel retro di questi biglietti, infatti i premi sono suddivisi in tre fasce: la più bassa che arriva a 500 € e pone di conseguenza sullo stesso piano di quest’ultima vincita anche i 10 €; la fascia intermedia che comprende i premi dai 501 € ai 10.000 €; e l’ultima che prende in considerazione i premi superiori ai 10.000 €.
Già questo ci potrebbe far storcere il naso, ma ciò che inganna maggiormente è la modalità con cui vengono scritte le probabilità di vincita, consideriamo ad esempio il “20X”:
- fascia bassa: 1 biglietto vincente ogni 6,82;
- fascia intermedia: 1 biglietto vincente ogni 19.968;
- fascia alta: 1 biglietto ogni 4.160.000;
Un giocatore sarebbe quindi indotto a pensare che comprando 7 biglietti vincerà sicuramente almeno una volta, ma ad ogni partita la probabilità di vincita torna ad essere quella iniziale. Pensare che sicuramente prima o poi si vincerà una certa somma ci induce a continuare a giocare, ma è il principio della ludopatia.
Se analizziamo invece le reali probabilità di vincita del “20X”, tenendo in considerazione che dei biglietti in circolazione (49.920.000) solamente il 23,82% è vincente (11.893.456 biglietti), giocare ci sembrerà maggiormente una sfida, un tentativo insipido di vincere qualcosa.
Ma passiamo alla parte più interessante, ossia la vincita massima di questo biglietto, che corrisponde a 500.000€.
Questi 49.920.000 biglietti circolano in tutta Italia ma sapete quanti contengono questa vincita? Solamente 4.
Ciò significherebbe che 1 persona ogni 12.480.000 può (e non è detto che accada) vincere questa somma, che in percentuale corrisponde allo 0,000008%.
Quanto senso ha ancora “giocare”? Coi soldi che possiamo perdere giocando d’azzardo, forse saremmo in grado di acquistare ciò che desideriamo.
Un altro capitolo va riservato però agli spot pubblicitari che lanciano dei messaggi davvero ingannevoli.
In queste pubblicità viene spesso ostentata la ricchezza e la fortuna come conseguenza dell’aver giocato un Gratta e Vinci: persone che vivono sulle isole, la loro probabile “vita dei sogni”, famiglie che colpiscono un bersaglio ed al primo colpo vincono il massimo premio possibile.
Da collegare strettamente a queste sono gli immancabili slogan, tra cui il più famoso: “Ti piace vincere facile? Gratta e Vinci ti circonda di fortuna; tanti biglietti, tante occasioni. Gratta e Vinci: vinci spesso, vinci adesso.”
Questo genere di comunicazione porta inevitabilmente ad una percezione non del tutto corretta del messaggio, perché i produttori ci inducono volontariamente a pensare che sia facile vincere grosse somme e che basti poco per farlo, quando prima, grazie ai numeri, abbiamo visto non essere così.
Non lasciamoci quindi ingannare e non soffermiamoci all’apparente bellezza di questi “giochi” che di fatto portano in basso il valore di questa parola, ma pensiamoci più volte prima di rischiare di entrare nel vortice che ci porta alla ludopatia.