FILM Interviste SCUOLA

Dietro le quinte

Lo scorso 26 febbraio, presso il Teatro Remondini di Bassano del Grappa, è andato in scena lo spettacolo teatrale “Un sogno a Istanbul”, diretto da Alessio Pizzech. L’opera è liberamente tratta dal romanzo “La Cotogna di Istanbul” di Paolo Rumiz. Lo spettacolo ha visto impegnati in scena gli attori Maddalena Crippa, Maximilian Nisi, Mario Incudine e Adriano Giraldi. 

L’opera teatrale racconta la storia d’amore, ambientata durante il conflitto nei Balcani degli anni Novanta, di Max, ingegnere austriaco, e della misteriosa Maša.

Poco prima dello spettacolo, gli attori hanno incontrato un ristretto pubblico di giovani studenti delle scuole superiori del territorio e noi della redazione de Il Pelapatate non potevamo di certo mancare! Abbiamo intervistato gli attori per voi e di seguito vi proponiamo alcune delle risposte che ci hanno dato.

  1. Cosa vi ha spinto ad intraprendere la carriera da attori?

(Adriano Giraldi) 

“Io ho incontrato il teatro da molto giovane in una piccola compagnia amatoriale. È da quando avevo 10 anni che volevo fare l’attore, andavo alle elementari e l’ho detto alla suora, e lei mi ha risposto -Ma Adriano sei timidissimo!- 

Io sono tuttora molto timido, però il teatro ti dà questa fantastica possibilità di portare tutto in scena attraverso le parole di un altro, attraverso un altro personaggio, per cui in scena anche i timidi possono farcela. Adesso sono 42 anni che lavoro, con grande passione.”

(Mario Incudine) 

“Decidere di fare questo mestiere ti mette in crisi ogni giorno. Tu affronti un pubblico diverso ogni sera, un personaggio diverso ogni sera. Questo mestiere è bellissimo, ma comporta delle fatiche, dei sacrifici non indifferenti, non solo perché bisogna formarsi prima, ma perché ci sono delle fatiche oggettive: il pubblico vede l’ora e mezza che noi siamo sul palco, ma non sa quello che c’è prima, non sa che oggi noi siamo partiti ognuno da un posto diverso, ognuno lascia le proprie cose per mesi e mesi di tournée. Si fa fatica, ma gli sforzi poi vengono ripagati dall’applauso finale. Ogni sera mi faccio questa domanda e rispondo: -Ecco perché faccio questo mestiere, perché vivo di questo amore che mi ritorna– Fino a quando ci sarà un pubblico che ci ascolta, che ci sarà qualcuno disposto a gioire e a emozionarsi con noi, ringrazieremo il cielo di aver scelto questa strada che, per quanto sia faticosa, è sicuramente bellissima.”

(Maximilian Nisi) 

“Avevo circa diciotto anni, mi ricordo che feci uno spettacolo a scuola ed era una cosa che avevo scritto di una pesantezza inenarrabile. Facevo un piccolissimo ruolo […]. Dopo che ho fatto quello che dovevo fare, doveva chiudersi la luce e dovevano esserci i ringraziamenti, però finito il pezzo la luce non era scesa e quindi mi sono trovato completamente ‘in mutande’, con tutta quella gente là davanti, un silenzio che era durato un’infinità di tempo. Proprio quello è stato il momento in cui ho avuto la consapevolezza di essere lì di fronte a delle persone. E’ passata questa energia e alla fine è partito l’applauso, e mi è piaciuta tanto questa cosa qui perché ho detto: -Che bello sono qua sopra, posso parlare, nessuno mi interrompe, posso dire delle cose.- Mi hanno fatto un applauso che mi ha proprio riempito il cuore. Dopo che mi sono sentito proprio incapace, con una voce pessima, non sapevo dove mettere le mani, mi sono detto se faccio questa cosa nella vita e riesco a migliorare con lo studio ecc… faccio qualcosa che è veramente difficile, costruttivo, perché qualsiasi altra cosa in quel momento mi riusciva più semplice del teatro. L’ho fatta proprio come sfida e soprattutto per il fatto che mi ha gratificato quell’attimo, se non ci fosse stato quell’incidente, io probabilmente avrei fatto anche altro. é un caso, una cosa che è successa che mi ha dato subito la consapevolezza di quello che poteva essere.”

Ciò che abbiamo capito è che la timidezza non è un ostacolo, perché di fatto tutti quanti, timidi e non, possono riuscire a fare tutto, quello che serve è prendere coraggio, perché è questo che poi ci porta a riuscire in cose che non avremmo mai immaginato di fare!

Altra cosa molto importante da ricordare sempre è il fatto che dagli errori si impara. E’ una frase che ci raccontano fin da quando eravamo piccolini, infatti non bisogna avere paura di sbagliare perché è proprio da questi errori che possiamo poi tirare fuori il meglio di noi.

  1. Vi è mai capitato di sentirvi più vicini ad un personaggio rispetto a voi stessi?

(Mario Incudine) 

“Diventa pesante interpretare un personaggio se ti impersonifichi troppo”.

(Maximilian Nisi) 

“Come disse Orson Welles: -Date ad un attore una maschera, e vi racconterà chi è.-. L’avere la possibilità di dire: -Faccio un personaggio che non sono io-, ti dà l’opportunità di raccontare delle cose anche tue. Non credeteci quando si dice: -Ehh bisogna sentire il personaggio…’. Il teatro è un’altra cosa. A un certo punto i personaggi tu li devi lasciare in teatro, li lasci su un palcoscenico, non te li devi portare a casa, ti faresti del male.”

(Adriano Giraldi)

“Infatti più distanti da te sono, più ti diverti, più ti piacciono. I personaggi che ho amato di più sono proprio quelli che meno mi assomigliano… Ti stupiscono!”

(Maximilian Nisi) 

“Ed è interessante anche per le persone che ti vengono a vedere, […] si chiedono: -Ma quando esce?-, perché hai una parrucca, un costume, e non ti hanno riconosciuto, perché utilizzi una vocalità di un certo tipo. È una bella cosa quella, perché fai un lavoro creativo, altrimenti è una noia mortale. È una tela: tutte le volte che ti danno una tela con dei colori fai un disegno diverso, usando tecniche diverse, con colori diversi, soggetti diversi…”.

In questo punto gli attori intendono che portare con sé un personaggio via via, con il tempo, diventa pesante, perché il bello di fare un lavoro come questo è proprio il fatto di avere campo libero, di potersi sbizzarrire in tutti i modi possibili, poter ogni giorno divertirsi e mettersi in gioco, interpretando un personaggio diverso, ricordandosi che ogni personaggio lascia sempre qualcosa che ti arricchisce!

  1. Vi capita mai di essere in scena e vi scappa una parola che non doveva essere quella, e quindi improvvisate un pochino?

(Maximilian Nisi) 

“Sì, può succedere, ma spesso e volentieri più tu hai paura di sbagliare e più di conseguenza sbagli…”

Il fatto di rimuginare sempre sugli sbagli che facciamo ci porta automaticamente a ricommettere gli errori che stiamo cercando di evitare, ma, cosa principale, ci porta a renderci insicuri di noi stessi, a sottovalutare le nostre capacità, ci porta a pensare sempre al fatto di non poter fare determinate cose perché il primo pensiero che balena in mente è proprio: “E se sbagliassi di nuovo!?”.

È proprio questo che dobbiamo sbloccare: la paura di sbagliare, perché a volte dagli errori possono nascere idee o invenzioni fantastiche.

(Maximilian Nisi) 

“[…] Molto spesso dietro a uno sbaglio ci possono essere delle bellissime soluzioni. Alle volte succedono delle cose, degli incidenti. E se tu in realtà rispondi a quell’incidente come risponderebbe il tuo personaggio in quella situazione e non ti scomponi, il pubblico non si rende conto di nulla. Ma succedono delle cose molto interessanti. Sono anche più interessanti dello spettacolo stesso. Accade, è accaduto, anche quando ci sono magari dei black-out o magari scivoli in scena, succede di tutto.” 

  1. Come gestite la preparazione fisica e mentale prima di un’interpretazione teatrale? Come impersonarsi nel personaggio che poi andrete a fare? 

(Maximilian Nisi) 

Insieme a te nel palcoscenico ci sarà sempre quello che hai appreso durante il tuo percorso di preparazione, non sei te là da solo che personifichi qualcuno, ma sono proprio i personaggi che ti tirano dentro e ti fanno divertire, che ti staccano in un certo senso dalla realtà che stai vivendo.”

Oltre a questo hanno aggiunto che il teatro ci dà come la possibilità di esorcizzare dei periodi o momenti della nostra vita, ci libera proprio dalle pesantezze che ci teniamo dentro, ci prepara, in un certo senso, ad affrontare la vita.

(Adriano Giraldi)

Riguardo la parte fisica Adriano Giraldi ci dice: “C’è chi fa mezz’ora di riscaldamento, yoga, chi fa esercizi vocali. C’è chi prega, chi beve un bicchiere di vino. E’ molto personale. Ognuno ha un suo modo.”

(Diego Dalla Via)

“E’ come prima del compito in classe. Quando c’è una grande prova, ognuno ha i suoi rituali.”

Noi che siamo studenti lo capiamo benissimo, ognuno di noi ha le proprie tecniche segrete per rilassarsi e prepararsi al meglio. A esempio, c’è chi prima di una verifica/interrogazione fa un bel respiro profondo e fa uscire tutta l’ansia che ha dentro, c’è chi invece si prepara i santini la sera prima e prega che la prova vada bene! È molto personale la questione, ognuno ha i propri metodi.

(Maximilian Nisi) 

“È molto interessante perché il teatro ti insegna proprio questo, a lasciar andare, a non preoccuparti, perchè se vuoi mantenere la media del sette, prendi nove, se vuoi mantenere quella del nove, automaticamente prendi sei, carichi te stesso di una responsabilità che è distruttiva, è un lavoro che ti può servire veramente per lasciarti andare, per rilassarti, per godere dell’attimo senza avere l’ansia di quello che sta, nel dispiacere di quello che è stato…”

L’articolo continua! Leggi qui

Cosa ne pensate? Vi abbiamo convinti a prendere in considerazione il teatro come campo di prova per prepararsi alla vita e alla scuola?

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