STORIA

Giornata della Memoria: Mauthausen

Il 15 dicembre, giorno conclusivo della nostra gita, prima del ritorno in Italia, abbiamo avuto l’opportunità di visitare il campo di concentramento di Mauthausen. 

Nonostante la nostra stanchezza, dovuta alle poche ore di sonno e alla fatica complessiva che abbiamo riscontrato in quest’ uscita didattica, abbiamo un po’ tutti aperto gli occhi quando siamo arrivati a destinazione. 

Un vento micidiale ci ha subito preso di mira (e ha continuato a farlo per tutta la visita, in quanto, la maggior parte di essa, si è svolta all’aperto). Inoltre il posto ci ha, sin da subito, generato un grande senso di tristezza. Eravamo circondati da un campo di concentramento, d’altronde.

È stato scioccante come anche i più vivaci non siano riusciti a proferire parola… nessuno parlava, guardavamo soltanto il terreno e ogni tanto ci guardavamo negli occhi. Senza che la guida avesse iniziato a parlare, noi avevamo già come la sensazione di sapere le atrocità che erano avvenute lì dentro.

Il picco emotivo è stato raggiunto quando abbiamo iniziato la visita: l’ambiente incuteva solo terrore. Pensare che gli edifici che abbiamo visitato erano una volta adibiti a una tale nefandezza da parte del genere umano, non era per noi cosa concepibile. Le baracche dove vivevano ammassate migliaia di persone, il cimitero, memoriali sia all’interno che all’esterno della struttura, perfino un campo da calcio (dedicato, ovviamente, solo al gioco tra squadre delle SS)… insomma, è stato un vero trauma.

Questa gita ci ha fatto comprendere il vero valore della storia, che lo so, l’avete già sentito, ma veramente si ripete. E, l’attuale guerra in Israele e Palestina, ne è la prova. Questo ci ha fatto molto riflettere sul fatto che l’uomo non cambia mai e non impara mai dai propri errori, e, molto probabilmente, siamo tutti tornati a casa un po’ più maturi per quanto riguarda la consapevolezza e l’ umanità.

Riporto alcuni cenni storici raccontati dalla nostra guida:

L’ 8 agosto 1938, cinque mesi dopo la cosiddetta “annessione“ dell’ Austria al Reich, arrivarono a Mauthausen i primi prigionieri provenienti dal Campo di concentramento di Dachau. 

La ragione decisiva della scelta di costruire il Lager in quel luogo fu la stessa che indusse successivamente alla costruzione del vicino sotto-Campo di Gusen nel 1940: la presenza di cave di granito. Inizialmente i prigionieri furono impiegati nell’edificazione stessa del Lager e nel lavoro forzato presso la “Deutsche Erd- und Steinwerke GmbH”, una ditta di proprietà delle SS che produceva materiale da impiegare per la costruzione degli edifici monumentali e di prestigio della Germania nazista. 

Fino al 1943, la funzione prevalente del Lager fu la persecuzione e la reclusione definitiva degli oppositori politici ed ideologici, fossero essi realmente tali o anche solo presunti. La mortalità, qui, era fra le più alte tra tutti i Lager del sistema concentrazionario nazista. 

Nel 1945, per una forte esigenza di manodopera, tutti i prigionieri provenienti dai campi-satellite, furono convogliati verso Mauthausen/Gusen per mezzo di marce della morte (incamminamenti faticosi attraverso boschi e strade in salita), finendo, tuttavia, per provocare uno spaventoso sovraffollamento nel campo principale.

La maggior parte dei deportati presenti a Mauthausen proveniva dalla Polonia, seguiti da cittadini sovietici e ungheresi, ma c’erano anche numerosi gruppi di tedeschi, austriaci, francesi, italiani, jugoslavi e spagnoli.

Infatti, in totale, durante il periodo tra la costruzione del Lager nell’agosto del 1938 e la sua liberazione da parte dell’Esercito americano nel maggio del 1945, a Mauthausen furono deportate quasi 190.000 persone. 

I metodi di sterminio includevano: le impossibili condizioni di vita e di lavoro, camere a gas mobili e non, lo sfracellamento dei portatori di pietre sulla Scala della Morte e nel precipizio della Cava, violenze fisiche sia da parte delle SS sia dai loro cani, la soppressione della quasi totalità degli ammalati con iniezioni al cuore, annegamenti, suicidi indotti, ipotermia, la diffusione di epidemie ed un regime alimentare volutamente ipocalorico e scarso per il pesante lavoro. 

Dopo la liberazione l’ex-campo passò presto dall’amministrazione americana a quella sovietica, che poi consegnò l’ex-campo di concentramento di Mauthausen alla Repubblica austriaca, con l’impegno di farne un luogo di commemorazione. Le trasformazioni dell’ex-Ccampo in un Lluogo commemorativo hanno comportato lo smantellamento della maggior parte delle baracche dei prigionieri, di tutte quelle delle SS, come anche degli impianti industriali della cava “Wiener Graben”.  Nella primavera del 1949, il luogo di commemorazione diventò ufficialmente “Monumento pubblico di Mauthausen”, aperto ai visitatori. 

Nell’autunno del 1949 la Francia inaugurò, sull’area occupata in precedenza dalle baracche in cui risiedeva l’amministrazione delle SS, il primo Monumento nazionale alle vittime. In seguito, sempre in quell’area, numerose Nazioni e Associazioni eressero monumenti alle loro vittime. È stato sorprendente vedere così tante dediche provenienti dall’Italia.

Quest’esperienza è stata molto importante e significativa per tutte le classi coinvolte e siamo grati di aver avuto quest’opportunità.

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