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Prima parte: la storia del conflitto Israele-Palestina

Cosa sta succedendo in Palestina?

Per riuscire a capire al meglio il conflitto palestinese-israeliano, bisogna prima conoscere la storia dietro a questi territori.

Il conflitto tra il popolo israeliano e il popolo palestinese ha origini lontanissime, ma resta attuale perchè non è mai stato risolto e, per questo motivo, periodicamente riesplode. Il 7 ottobre 2023 Hamas – il gruppo estremista palestinese politico e paramilitare – ha iniziato l’operazione  “Alluvione al-Aqsa”, il cui intento è porre fine a ciò che i palestinesi definiscono  “profanazioni dei luoghi santi a Gerusalemme” e  al costante rifiuto da parte di Israele di liberare i prigionieri palestinesi. Ma come è arrivata Israele a occupare i territori palestinesi? 

La storia 

Dopo la fine della Prima guerra mondiale, la Palestina fu affidata in mandato alla Gran Bretagna e nel territorio palestinese venne inclusa la regione desertica fra il Mar Morto e il Golfo di ‛Aqaba. Nonostante il pensiero democratico di fondo, i Mandati erano per lo più visti come delle colonie. Vennero poi divisi in tre diversi gruppi a seconda del livello di sviluppo conseguito da ciascuna popolazione locale. La Palestina entrò a far parte dei cosiddetti mandati di classe A, ovvero quelle aree precedentemente controllate dall’Impero ottomano che si ritenevano avessero raggiunto uno stadio di sviluppo in cui la loro esistenza come Nazioni indipendenti poteva essere riconosciuta.

La storia della Palestina fu da quel momento in poi caratterizzata da divisioni, discordie, episodi di violenza e di reciproca intolleranza. 

Alla fine del 19° secolo si sviluppò il Sionismo, un movimento politico e ideologico volto alla creazione di uno Stato ebraico in Palestina, appoggiato dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, in opposizione all’antisemitismo, che è una percezione descrivibile come odio verso gli ebrei. 

Mentre gli ebrei venivano perseguitati dall’Europa Nazista e Fascista, alcuni di loro emigrarono verso la Palestina dove furono accolti, poiché erano considerati delle vittime innocenti. Dopo la Seconda guerra mondiale e lo sterminio avviato dalla Germania nazista, gli ebrei erano ancora discriminati in tutto il mondo. 

Le Nazioni Unite ritennero più sicuro per la comunità ebraica che avessero un loro Stato. Dopo numerosi conflitti arabo-inglesi le Nazioni Unite divisero le terre allora  abitate dai Palestinesi, con lo scopo  di ottenere l’indipendenza e il riconoscimento dello Stato.

Infine, l’ONU considerò l’opzione della creazione di due Stati, quello Palestinese e Israeliano; la Terra Santa invece venne posta sotto controllo internazionale. Fu considerata anche la possibilità di un unico Stato di tipo federale (risoluzione 181). https://www.treccani.it/enciclopedia/risoluzione-onu-181_%28Dizionario-di-Storia%29/

La gran maggioranza degli arabi che vivevano in Palestina e la totalità degli Stati arabi già indipendenti respinsero il Piano, così non si riusciva ad arrivare a nessun accordo.

Il 14 maggio 1948, fu proclamato lo Stato indipendente di Israele; lo stesso giorno la Lega araba, che era contraria alla risoluzione, decise di invadere il nuovo Stato, dando vita al primo conflitto israeliano-arabo: il nuovo esercito israeliano, finanziato interamente dagli Stati Uniti, con l’apporto di mezzi ed aerei importati clandestinamente dagli USA e da altre nazioni tra il 1946 e il 1947,  riuscì a difendersi e ne uscì vincitore sottraendo illegalmente Territori palestinesi violando la risoluzione 181, questo fu solo l’inizio della confisca illegale da parte di Israele dei Territori palestinesi. 

Nel 1949 arrivò un’altra risoluzione dall’ONU con l’ordine di cessare il fuoco e di permettere ai profughi di tornare a vivere nelle proprie case e convivere tra di loro (risoluzione 194).

La calma all’interno dei territori palestinesi durò fino al 1967, quando l’attuale presidente dell’Egitto parlò apertamente della distruzione di Israele, portando tutte le truppe al confine Sinai senza il comando di attacco. Israele rispose con l’operazione Focus, attaccando le truppe egiziane:  iniziò così la Guerra dei sei giorni.

Israele annesse l’intero Sinai, la Cisgiordania e le alture del Golan. Il suo territorio era quadruplicato in meno di una settimana, con  776 morti israeliani, mentre, secondo le stime della Associated Press, le vittime arabe furono stimate in 11,500 Egiziani, 6,094 Giordani e circa 1,000 Siriani. La conquista del Sinai pose le basi per la futura pace con l’Egitto, che fu firmata nel 1979 in cambio della restituzione del Sinai.

Diversi leader religiosi israeliani dichiaravano che avevano il diritto di occupare dei territori della Cisgiordania, perché citati nella Bibbia. 

L’occupazione dell’intera Cisgiordania durò fino al 1994 contro il parere dell’ONU e causò disagi e sofferenze per milioni di palestinesi, che nel giro di pochi giorni diventarono “cittadini di Serie B” dello Stato israeliano, condizione che per alcuni di loro dura ancora oggi. L’occupazione legittimò la fondazione di colonie israeliane in tutta la Cisgiordania. Oggi si stima che nelle colonie israeliane in terra palestinese viva circa mezzo milione di persone. La diffusione delle colonie è considerata il principale ostacolo per le prospettive di pace fra israeliani e palestinesi.

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