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Il Pelapatate, un passato che non ci aspettavamo

Cose varie, cose disparatissime, cose inedite, cose fatte da diversi autori, cose tutte dirette alla pubblica utilità”, recitava il manifesto de “Il Caffè”, periodico milanese e pietra miliare dell’illuminismo italiano, ed uguale sarà per noi. Non solo notizie di cronaca interna, ma anche commenti, critiche costruttive, spazi ai lettori ed innumerevoli rubriche tutte da scoprire formeranno quello che chiameremo “Il Pelapatate”.

Il giornalino doveva essere una finestra per gli studenti per guardare al di fuori del mondo che li circondava. L’intenzione era quella di creare interesse per politica, per il sociale, per la cultura, per il mondo lì fuori, non per coltivare l’ autoreferenzialita’ o per guardare solo all’interno della scuola.

Così nacque, e così è tuttora. Nell’anno 2010/2011 venne lanciato il numero 0. Era solo una pagina in cui proporre un manifesto “come fecero gli illuminati all’epoca”. Era una raccolta di intenzioni, una dichiarazione di intenti, e noi abbiamo avuto l’opportunità di conoscere Nicolò, uno degli storici fondatori. Con lui abbiamo fatto una chiacchierata davvero divertente e ci ha fatto scoprire un passato del Pelapatate che non ci aspettavamo 😉

numero di lancio 2010/11

Com’è nato il mito:

All’epoca, ovvero ben 12 anni fa, Nicolò e un gruppo di studenti dell’Einaudi si resero conto del bisogno che aveva questa scuola di qualcosa di nuovo, che portasse vita e novità all’istituto e all’esperienza degli studenti.

Formarono un bel gruppo di ragazzi e di ragazze interessati al progetto, provenienti da classi tutte diverse; il tutto gestito principalmente dai rappresentanti di Istituto, tra cui Nicolò. Tra le varie idee, venne proposta quella di un giornalino scolastico.

Dalle storie che ci ha raccontato Nicolò abbiamo capito che il Pelapatate nacque come un vero e proprio “spirito libero”. Non era supervisionato: ne facevano parte solo gli studenti, i quali avevano ben pochi filtri su quello che raccontavano. C’era il “SONDAGGIONE”, per esempio, e ci siamo fatte raccontare subito di cosa si trattasse: “il sondaggione era tanta roba, abbastanza controverso” le parole esatte di Nicolò. Infatti nella storia del Pelapatate ci sono state un po’ di “questioni controverse” perché si era creata una “lotta” contro il sistema, dato che i redattori non avevano supporto all’interno della scuola e non potevano usufruire nemmeno della supervisione di professori. Si relazionavano con Bortolamai a cose fatte, ormai. (Sì, Bortolamai c’era anche all’epoca).

Il sondaggione era un format: due ragazzi andavano in giro per la scuola a fare domande alla gente. Era scritto in modo piacevole e divertente ed era diventato un po’ una “cosa”che  tutti quanti aspettavano. Adesso vi leggo un esempio: “Un campione di 70 persone scelte senza alcun criterio, hanno risposto sì o no alle nostre domande e queste sono le statistiche […]: il 100% della gente intervistata esce di sabato sera e ci mancherebbe altro, il 38.3% ha provato una sigaretta…” Erano cose abbastanza scontate, senza nessun tipo di filtro. Essendo completamente indipendenti nella stampa, abbiamo tirato abbastanza la corda, nonostante il preside fosse molto rigido”. 

Nonostante questo lato trasgressivo, Nicolò ci racconta che era bello lavorare per il giornalino perché ogni tanto c’erano i collaboratori scolastici che scrivevano lettere e venivano intervistati anche gli insegnanti. Ebbene, il Pelapatate dava voce anche a chi lavorava all’interno della scuola e non solo agli studenti. Infatti collaborarono anche associazioni giovanili che intervenivano alle assemblee d’istituto.

Il nostro nome:

Il nome Pelapatate è nato da un confronto molto acceso e combattuto, perché il nome di qualcosa si fa sempre fatica a trovarlo! Potevano scegliere un nome semplice e banale, ma non era quello che volevano. Qualcuno poi è saltato fuori con “Il Pelapatate, la notizia senza scorza”. Aveva quel misto di giocosità che cercavano però allo stesso tempo aveva un significato.

All’inizio tutti si sono messi a ridere perché è un po’ ridicolo, però poi è diventato un nome a cui tutti si affezionarono in fretta e poi è rimasto. È un’indicazione di un atteggiamento in cui ci riconoscevamo, ovvero quello di non volersi prendere troppo sul serio, che è il messaggio che il giornalino voleva trasmettere.” E vuole trasmettere tuttora, abbiamo aggiunto!

I primi anni il giornalino era sostenuto sempre da sponsor, cercati tramite gli studenti. Il Pelapatate veniva stampato in una stamperia a Bassano ed era completamente fatto all’esterno della scuola.

Ci sono cose che scrivevo che, rileggendole adesso, mi rendo conto erano un po’ autocelebrative, essendo rappresentante di istituto, ma poi tante altre cose a vederle adesso mi fanno sorridere”. E di sicuro lo renderanno anche orgoglioso.

assemblea d’istituto 2010/11

Una famiglia:

La redazione era fatta  all’orario di pranzo a scuola: facevano una pizzata insieme e poi, la redazione. In quegli anni gli studenti legavano tra loro, tanto che poi facevano la festa di fine anno. Una volta sono andati in una casa in montagna di uno della redazione: “Una di quelle cose che, quando ci penso adesso, dico effettivamente che sono stati dei bei momenti, perché abbiamo creato qualcosa dal nulla e chi entrava a farne parte era super motivato perché si faceva tantissimi amici”. Per fortuna che è una nostra caratteristica importante tutt’ora!

Quello che avevano cercato di fare in quegli anni, era di creare un movimento civico studentesco di persone che si interessassero a cose extrascolastiche, ma all’interno della scuola. Un gruppo che non ha mai smesso di esistere e che cresce ogni anno.

Grazie Nicolò per questo viaggio nel tempo.

In conclusione speriamo che conoscendo la storia del Pelapatate, del suo “passato criminale”, vi invogli a partecipare alla Redazione perché noi non aspettiamo altro.

(Sul sito potete trovare il resto dell’intervista che si concentra di più sul percorso di studi di Nicolò, sulle sue esperienze e sulla storia di come è finito al Parlamento Europeo, buona lettura!)

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