ATTUALITA' SCUOLA

Il PCTO: una riflessione

di Giuliano Bisinella

“Morto un 18enne all’ultimo giorno di stage: ucciso da una trave d’acciaio durante l’alternanza scuola-lavoro”, “Ancona, muore a 16 anni in un incidente stradale durante lo stage”. Questo è il genere straziante di notizie che, a meno di due mesi dall’inizio dell’anno scolastico, causa scompiglio e riaccende un dibattito già acceso in tempi passati: il PCTO è davvero un percorso valido e necessario per gli studenti?

Per rispondere a questa domanda diviene necessaria una definizione e una contestualizzazione di quella che veniva precedentemente chiamata “Alternanza Scuola-Lavoro”: per arginare la dispersione scolastica in Italia, nel corso dell’anno 2015 viene varata una legge (legge 107/2015) la quale “promuove” l’alternanza scuola-lavoro da una fase sperimentale ad un’implementazione scolastica effettiva, prevedendo un numero minimo di ore annue da svolgere per le diverse tipologie di istituto.
L’alternanza scuola-lavoro diviene dunque un vero e proprio obbligo e requisito scolastico per tutti gli studenti del secondo biennio e dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, acquisendo inoltre il nuovo titolo di “PCTO”, ossia “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento”. Sotto questo nuovo appellativo rientrano sia i periodi di formazione professionale in azienda o altre attività che favoriscano l’integrazione con il mondo del lavoro, sia gli incontri e i corsi effettuati con professionisti.

Questa contestualizzazione permette, dunque, di addentrarsi nel dibattito sul PCTO il quale vede schierati i sostenitori da una parte e gli oppositori dall’altra: gli elementi a favore di tale attività sono numerosi e sono fondati, è difatti un’iniziativa la quale permette agli studenti di capire il funzionamento del mondo del lavoro già in giovane età, avvicinandosi ad una realtà pratica magari scarsamente affrontata in ambito scolastico; può essere considerata inoltre un’occasione per poter sviscerare le inclinazioni dello studente stesso, indirizzandolo verso un futuro professionale di un certo tipo piuttosto che di un altro; ancora, obiettivo  altrettanto importante dell’ex alternanza è quello di far incontrare domanda e offerta in un mercato complesso come quello del lavoro, che spesso rende difficile l’ingresso al suo interno di nuovi soggetti. Dall’altro lato, gli aspetti negativi non sono trascurabili: spesso e volentieri gli enti ospitanti e le aziende approfittano della disponibilità di studenti tirocinanti, quindi non retribuiti, sfruttandoli o rilegando loro le mansioni di minore rilevanza, rendendo di fatto vana l’esperienza; oppure, al polo opposto, le aziende affidano agli stessi stagisti mansioni che vanno oltre la loro competenza, ponendoli in situazioni di precaria sicurezza, quindi di pericolo.

Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che si sta focalizzando l’attenzione nazionale, non riuscendo a capacitarsi di come tali tragedie possano verificarsi in luoghi che dovrebbero poter essere definiti sicuri.
È fondamentale però, a tal proposito, considerare che nessun luogo possa dirsi pienamente sicuro, in quanto il concetto di “sicurezza” corrisponde alla maggior limitazione possibile dell’esposizione di qualunque soggetto ad un rischio, sia esso più o meno grave, non alla totale cancellazione dello stesso che sarebbe materialmente impossibile.

Si può dunque concordare sulla necessità collettiva di una maggiore garanzia a riguardo, che dovrebbe consentire tanto agli studenti quanto a tutti i lavoratori di poter svolgere la loro mansione in un contesto di minor esposizione possibile ai rischi: questo è un onere spettante al datore di lavoro, il quale deve impegnarsi, tramite corsi di sicurezza e dispositivi di protezione individuale, a prendere le giuste precauzioni. Ma dall’altra parte non si può negare agli studenti quello che per loro è un vero e proprio diritto oltre che un dovere, ossia quello di affacciarsi al mondo lavorativo per poterlo comprendere in vista del loro futuro professionale.

Secondo il mio punto di vista, una conciliazione di questi due aspetti, sicurezza e tirocinio, deve essere requisito imprescindibile per la creazione di un binomio il cui valore e le cui conseguenze positive sono innegabili ed evidenti: pur non avendo ancora svolto la mia personale esperienza di alternanza scuola-lavoro, ho trascorso due estati prestando lavoro presso un’impresa commerciale del luogo e ho potuto constatare in prima persona la validità di tale iniziativa, seppur indipendente dall’ente scolastico, ai fini della mia crescita personale e professionale

La bilancia deve dunque pesare gli aspetti positivi e le possibili conseguenze negative del PCTO nel suo aspetto pratico del tirocinio: a fronte di una preziosa possibilità di apprendimento si contrappone il peso di una negligenza da parte di alcuni datori di lavoro che può portare a conseguenze catastrofiche e che, per rendere effettivo il potenziale di tale attività, dev’essere arginata e condannata.

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