C’era una volta, in una casetta persa fra i monti di una valle sconosciuta, una fanciulla che di lì a poche ore sarebbe partita per un viaggio verso una località lontana e misteriosa in cui non avrebbe mai pensato di andare…
Il volo era stato normale, come sempre stare al pari di quei soffici mondi sospesi le aveva fatto lo stesso effetto da farfalle nello stomaco, ma appena usciti dall’aereoporto un luogo frenetico e trascurato li stava aspettando. La Napoli di quelle parti non le aveva fatto un bel effetto. Era infatti un po’ triste per questo, sperava di non dover vedere macchine spericolate e motociclisti senza casco per tutta la durata del soggiorno.
Ma appena arrivati nella zona del loro B&B, fuori dalla baraonda, su strade montuose, tutto un altro lato di quel posto le si proiettò davanti. Il Vesuvio era un gigante dormiente che possedeva tutta la visuale sul Golfo di Napoli, era anche un po’ infreddolito, visto la spolverata di neve che lo ricopriva. Mimose in fiore, alberi di arance e limoni enormi riempivano la visuale della ragazza la quale, presa alla sprovvista da quell’altra faccia della città, rimase imbambolata ad osservare tutta quella moltitudine di colori che scorreva dal finestrino come un film in cassetta troppo veloce.
In quella zona non c’erano tanti autisti spericolati, e così poté smettere di recitare preghiere ad una immaginaria Dea della Salvezza. Avrebbe continuato dopo, quando sarebbero rientrati nella calca del traffico napoletano.
Positano e Amalfi però furono tutt’altra storia. La costiera era qualcosa che sognava di percorrere da sempre, ma che non avrebbe mai pensato di fare effettivamente. Eppure era lì, ed il mare che le si aprì davanti era qualcosa di assolutamente inspiegabile: “Non può essere vero”, pensò. Era più una lastra di ghiaccio che una massa di liquido vivo. Era come una nebbia fitta e grigia che si era appoggiata su un campo. Non sembrava proprio acqua.
E poi c’era la scogliera, quella che stavano percorrendo in quel momento. Era come stare sospesi sul vuoto, come se la roccia (che dal finestrino non si riusciva neanche a vedere tutta), spingesse sempre di più per farci cadere nel mare sotto.
E poi ci furono Pompei ed Ercolano, due città molto diverse ma legate dalla stessa tragica fine che però cristallizzò il loro ricordo nel tempo. Fu tutto così diverso per la ragazza dalla valle sperduta, fu come essere entrati in un’altra epoca rispetto a quella che gli era sempre stata attorno. Tra il silenzio riuscì ad immaginarsi una carrozza passare di là, e una donna in sottana camminare di lì. Fu come se quella coperta calda, nel lontano 79 d.C., avvolse quella realtà per noi, mantenendo il nostro passato qui nel presente e per il futuro.
Sinceramente non credeva che delle case senza tetti, un anfiteatro senza spettacolo e un vulcano dormiente l’avrebbero appassionata così tanto.
Eppure la voglia di vedere posti e tempi lontani, quella smania di visitare e conoscere ogni angolo dei posti in cui andava, era come se facesse prendere vita ad ogni cosa che il suo sguardo toccasse…