prof. Matteo Refosco
Ogni festa importante è anticipata da un tempo di preparazione. Quest’anno la festa di Natale per me è stata preceduta da 4 settimane di isolamento e quarantena, proprio le 4 settimane che corrispondono per i cristiani alle settimane di preparazione al Natale, l’Avvento.
In queste settimane particolari, segnate da ritmi lenti, da attese interminabili, da un rapporto familiare intenso spiritualmente ma distaccato fisicamente, da alternarsi di umori, da un riposo stancante, ho riflettuto sul senso del Natale di quest’anno, di questo Natale particolare.
Proprio all’inizio del mio isolamento mi è giunta la tristissima notizia della morte di un grande collega, grande non solo fisicamente: il prof. Corrado Lampone. Tra i tanti ricordi che mi porto nel cuore, c’è il suo atteggiamento del mattino, di ogni mattino delle sue ultime settimane. Abitualmente, prima di entrare nella classe della prima ora, passo a salutare le colleghe e i colleghi nell’aula insegnanti con il mio solito saluto: Gioiosa giornata a tutte e a tutti! Nelle ultime settimane ero più timoroso a porgere questo saluto entrando nella prima aula insegnanti, quella senza computer per intenderci, perché spesso sul divanetto stava seduto il prof. Corrado. Era evidente che il suo stato di salute non era dei migliori: era pensieroso, preoccupato e sempre più magro. Avrebbe avuto tutte le ragioni per rispondere al mio saluto con una buona e bella imprecazione. Invece, lui mi guardava con un sorriso e mi rispondeva con semplicità ricambiando il mio augurio, e spesso intessendo un dialogo su temi esistenziali e sociali, solo negli ultimi giorni confidando anche la preoccupazione per il proprio stato di salute. Ho visto in questo suo atteggiamento un insegnamento importante per questo mio Natale: la vita vissuta come un grande DONO. Proprio perché è un dono sono chiamato a non sprecarla, a vivere e non a vivacchiare, ad assaporare la bellezza di ciò che mi accade attorno più che a lamentarmi di ciò che ci manca. Anche questo è Natale, il mistero della nascita, di una nascita; a dirla con Kung Fu Panda: La vita è un dono, per questo si chiama Presente… Non a caso a Natale ci si regala i doni, si fa dono, si è dono, proprio come Corrado è stato per me e, forse, per tutti noi.
Il secondo insegnamento di questo Natale particolare arriva proprio dall’isolamento forzato: la vita ORDINARIA. Giornate chiuse in una stanza, un mese chiuso a casa, continui rinvii del rientro lavorativo, tempi interminabili… e attraverso i social vedere amici e conoscenti in montagna con la prima neve fresca, altri ai mercatini natalizi, studenti che festeggiano la vittoria di una partita, che ballano nei locali… non nascondo che un po’ d’invidia c’è stata. Però ho anche avuto la rara opportunità di avere dei tempi lunghi di riflessione, di godere delle relazioni familiari vive, e, non per ultimo, di gustare anche le scelte fatte o le occasioni colte nella mia vita. Già, spesso solo quando mi fermo un attimo riesco a capire ciò che veramente conta, ciò che è veramente importante, ciò che dà senso e qualità alla mia esistenza; spesso queste scelte nascono da tanta pazienza: pazienza dello studio e della formazione, pazienza di coltivare relazioni, pazienza nell’accompagnare nella crescita i figli e i miei studenti, pazienza di attendere i tempi giusti… E’ la pazienza dell’agricoltore che attende che il seme diventi frutto; è la pazienza di una coppia di genitori che attende 9 mesi la nascita del figlio; è la pazienza di due innamorati che desiderano conoscersi bene; è la pazienza che ci aiuta a vivere la nostra vita ordinaria in maniera straordinaria.
Il terzo e ultimo input natalizio sono le RELAZIONI. In questo mese, oltre alle evidenti relazioni familiari, ho avuto tantissimi contatti “mediatici” con amici, amiche, vicini e lontani, interessati al mio bene e a quello della mia famiglia. In particolare mi sono stupito ed emozionato delle mail, dei messaggi in Classroom, delle videochiamate ricevute dalle mie studentesse, studenti, classi intere, colleghe professoresse e colleghi professori: segno di una scuola che è molto, molto, molto di più della semplice trasmissione di un sapere, è RELAZIONE. Anzi, oserei dire, e questo tempo ce lo ha insegnato, che attraverso le relazioni significative anche il contenuto culturale passa più facilmente. Qualcuno dice che il contrario della morte, non solo quella fisica, non è la vita, ma l’amore (semanticamente A-Mors = no morte), le relazioni importanti: coltiviamole.
ESSERE DONO, STRAORDINARIETÀ DELL’ORDINARIETÀ e RELAZIONI SIGNIFICATIVE: tre insegnamenti di questo Natale, molto cristiani ma anche molto umani; tre insegnamenti di questo Natale particolare che desidero condividere e augurare a me stesso e a tutti voi, compagni di viaggio.
Buon Natale!