L’8 ottobre, alcuni componenti della nostra redazione hanno avuto l’occasione di partecipare ad un incontro con la Responsabile dell’Ufficio Stampa del Ministero dell’Istruzione, Alessandra Migliozzi, e con il maestro e giornalista, Alex Corlazzoli. L’aula magna della nostra scuola è stata la cornice in cui i due ospiti hanno presentato il libro “La scuola non si ferma” alla presenza di circa 70 persone, tra studenti, docenti ed esponenti di varie istituzioni. Un volume che racconta il mondo scolastico da una nuova prospettiva, quella dell’ era post Covid; un percorso tra varie testimonianze di istituti scolastici italiani, che ci può far capire che il futuro è già qui.
“Questo libro nasce dalla voglia di fare giustizia, alla scuola e agli studenti, e da lui abbiamo imparato che forse non ci siamo domandati abbastanza ‘cosa è successo’. Non abbiamo ancora metabolizzato. Possiamo portarci dietro quello che abbiamo imparato, la flessibilità che abbiamo acquisito con lo smart working… e quindi non bisogna per forza dimenticare” Inizia così la Migliozzi, presentando il suo libro e il progetto che ci sta dietro: “⟮…⟯Non si può pensare di tornare a insegnare come prima, purtroppo ci saranno due docenti, quello che appena potrà rientrare in classe chiuderà il computer e questa parentesi, e quello che la userà per arricchire l’esperienza in classe.⟮…⟯Abbiamo imparato molto e non è andato tutto bene, è cambiato tutto attorno a noi. Di fatto le risorse della scuola sono aumentate, è diverso anche l’approccio di chi parla di scuola. Le riunioni a distanza danno un benessere lavorativo perchè a volte andare in presenza potrebbe risultare più difficile. Per certi aspetti per fortuna che c’è stato il covid; ha portato un’accelerazione e ora non bisogna retrocedere”.
Un altro aspetto di questo libro che ci ha colpito è stato il tema della perdita, di cosa non abbiamo potuto fare durante il lungo lockdown. Il libro, infatti, contiene una serie di ‘interviste’ a studenti i quali hanno sottolineato quanto hanno perso durante la pandemia: l’esame di maturità, le visite didattiche, le esperienze in classe, i viaggi di istruzione… tutte cose che “si fanno una volta nella vita, e poi non più”. Alessandra Migliozzi ha parlato anche di sentimenti, di come essi si siano sedimentati durante questo duro periodo e di come noi studenti ci siamo attrezzati per superare questa “tempesta”; ad esempio, alcuni ragazzi hanno dichiarato di aver compreso da questa esperienza che la scuola può dare altro rispetto alle lezioni. Alex Corlazzoli ha affermato che a suo parere la parte più bella del libro è quella della testimonianza di Giovanna, “salvata da Dante nel bel mezzo del cammin di sua vita”…perché la scuola è stata per lei una seconda casa.
Queste le domande poste alla dott.ssa Migliozzi:
Corlazzoli: La pandemia ha impattato in modo diverso nelle scuole delle grandi città rispetto a quelle nelle piccole?
Migliozzi: Tutte le storie di scuole hanno tratti comuni: lo spavento e lo shock di aver vissuto qualcosa che non abbiamo ancora metabolizzato; la voglia di reagire e riprendersi la vita.
Veronica: Essere innovatore nella scuola, oggi sembra voler dire essere dalla parte della tecnologia. In realtà quali sono gli altri aspetti dell’innovazione che nella scuola possono rendere gli studenti protagonisti?
Corlazzoli: Probabilmente gli studenti non sono così interessati alla vita scolastica perché i professori o i maestri non sono riusciti o non riescono a creare empatia, a far ridere gli alunni, e creare un rapporto con ogni ragazzo per riuscire a “catturare” la loro attenzione. Bisogna imparare ridendo, perché anche lo studente meno interessato rimarrà colpito. Purtroppo però non è sempre così facile: magari hai un collega docente che ti critica perché così gli studenti imparano meno. Ma il trucco è “fregarsene” e andare dritti per la propria strada! Un’altra cosa importante è riuscire ad accorciare le distanze tra le scuole e il Ministero dell’Istruzione, proprio per collaborare e creare un nuovo modo di crescere insieme. Questo è uno dei motivi per cui è stato scritto il libro: mettersi uno nei panni dell’altro, per guardare le cose da più prospettive e aiutarsi a trovare soluzioni a dei problemi che da soli magari non è così scontato risolvere.
Ranim: Il nuovo rapporto PISA rivela che gli studenti italiani sono tra i più stressati al mondo. Il ministero ha un progetto per risolvere questo problema?
Migliozzi: non so cosa fa l’intero ministero ma di sicuro durante la DAD questi problemi si sono acuiti e il Ministero ha messo a disposizione degli psicologi. Io non lo so se siete veramente stressati questo lo sapete voi, come vi sentite. Certamente la scuola italiana vi tiene lì molte ore! Forse dovreste suggerire voi qualcosa… Ad esempio, cosa vi piacerebbe avere di diverso a scuola?
Studente 1: Ce ne sarebbero tante di cose, però più che altro vorremmo non essere “considerati dei voti”. Io condivido quello che ha osservato il miliardario Elon Musk, il quale ha spiegato perché gli studenti copiano: “loro non vedono più quello che apprendono, ma il voto finale”. E lo stesso fanno i genitori!
Studente 2: Durante il mio percorso scolastico ho visto veramente tanti miei amici che non volevano impegnarsi a scuola e non accettavano nemmeno di starci nonostante il professore avesse il carisma adatto per farsi ascoltare. A volte, lo dobbiamo ammettere, gli alunni non vogliono impegnarsi!
Studente 3: Arriviamo da un periodo di stress conseguente anche alla pandemia, però per me la DAD è stata comunque un modo per imparare, per coltivare la mia idea di scuola come luogo in cui trovare aiuto. Da quando sono piccola, da quando ho perso mio papà, la scuola è stato un punto di riferimento per me e credo che i compagni siano stati fondamentali nella mia crescita personale. Infatti vederli dietro ad uno schermo è stato avvilente.