Chi erano le suffragette? Che cosa hanno fatto di così importante per essere ricordate ancora oggi?
Si definiscono suffragette tutte quelle donne che a partire dal 1800, parteciparono al movimento per il voto femminile. In realtà i primi movimenti per l’uguaglianza delle donne erano già nati nel periodo della rivoluzione francese, quando le parigine cominciarono ad organizzare la loro protesta, divulgando le loro idee e creando dei veri propri “Club Femminili”.
Un atto di particolare rilevanza, fu quello della parigina Felicita de Keralio, che scrisse un “Quaderno delle rivendicazioni della Donna”, nel quale si afferma che, facendo parte anch’essa della società, accanto ai numerosi doveri, avesse anche dei diritti, primi fra tutti quelli politici. Ma i rivoluzionari uomini non accolsero le proteste, così negarono loro il diritto di voto e anche il diritto di associazione. I Club femminili furono quindi sciolti. Numerose le attiviste arrestate e picchiate e che, in carcere, praticavano lo sciopero della fame.
Nonostante l’insuccesso in Francia, il movimento di emancipazione femminile si diffuse in Europa.
Nell’Inghilterra che procedeva a passo spedito verso l’industrializzazione, le donne erano sfruttate sui luoghi di lavoro ai limiti delle loro possibilità fisiche. Se molestate non avevano voce per denunciare e per ribellarsi. Avrebbero perso il lavoro e ogni possibilità di sostentamento. Morivano giovanissime. Nelle classi più abbienti avevano un po’ più di libertà, ma non potevano gestire il loro denaro, perché era compito del marito supervisionarne la quantità e stabilire i criteri di spesa.
In Italia.
Anche nel nostro paese ci furono moltissime donne che si batterono per i loro diritti tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
Uno di questi movimenti sorse nel 1899, con il nome di Unione Femminile. Questa associazione fu costituita da un gruppo di donne milanesi che lottavano principalmente per il suffragio universale, la parità salariale e per la tutela dei bambini. Venivano dalla borghesia laica e progressista o militavano nel partito socialista, erano colte e preparate. Prima che cittadine erano mogli, soggette dunque all’autorizzazione scritta del marito per compiere atti giuridici. Disturbarono i comizi dei deputati, incendiarono negozi, edifici pubblici, finché nel 1918, non ottennero il diritto di voto.
In una realtà urbana in cui la maggior parte delle lavoratrici era senza diritti e sfruttate, si batterono perché le donne potessero accedere all’istruzione professionale, ricevessero un sussidio prima e dopo il parto grazie all’istituzione delle Casse di Maternità e perché, a parità di lavoro, ricevessero un salario pari a quello degli uomini, questione che, 120 anni dopo, è ancora aperta nelle aziende di tutto il mondo. L’Unione varò una petizione nel 1905, firmata da 10mila donne, a favore dell’allargamento del suffragio alle donne, ma la proposta non venne approvata dallo Stato italiano. La svolta in Italia si ebbe con un decreto legislativo del 1945, che conferì il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni, le quali poterono così partecipare alle amministrative dello stesso anno. Il primo voto su scala nazionale fu invece il referendum del 1946, che sancì la nascita della Repubblica, dove il voto delle donne fu decisivo.
In conclusione, possiamo dire che le suffragette hanno raggiunto diversi successi: il diritto di voto (che è stato concesso nel nostro Paese nel 1945), e la conquista di cariche importanti nello Stato e nel Governo di molte donne. Eppure la loro vocazione è ancora viva. La missione e le storie delle suffragette ispirano ancora oggi le donne del presente, che lottano per eliminare il divario che c’è ancora oggi tra uomini e donne.