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Rita Levi Montalcini, una donna di frontiera

Rita Levi Montalcini nasce il 22 aprile 1909 a Torino. È stata la piú grande scienziata italiana; unica italiana insignita di un premio Nobel scientifico per la Medicina, ottenuto nel 1986. È stata senatrice a vita a partire dal 2001 e autrice di numerose pubblicazioni di carattere scientifico e divulgativo. Tra i suoi libri ricordiamo Il messaggio nervoso (1974), I nuovi magellani dell’era digitale (2006) e L’altra parte del mondo (2009).

Rita Levi Montalcini faceva parte di una famiglia ebrea sefardita: genitori colti, padre ingegnere e matematico e madre pittrice, che instillano in Rita e i suoi fratelli la passione per la ricerca intellettuale. Il padre aveva una concezione molto rigida del ruolo della donna: secondo lui, questa doveva concentrarsi sull’essere madre e moglie, piuttosto che essere realizzata professionalmente. Nonostante ciò, nel 1930, contrariamente ai voleri del padre, proseguì negli studi, iscrivendosi a medicina e chirurgia all’Università di Torino. A 21 anni iniziò il percorso che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita e concentra i suoi studi sul sistema nervoso centrale. Nel 1936 si laureò con 110 e lode e si specializzò in neurologia e psichiatria. 

Nel 1938, in seguito alle leggi razziali di Mussolini, fu costretta ad emigrare in Belgio, dove venne ospitata dall’Istituto di Neurologia dell’Università di Bruxelles. Ritornò a Torino poco prima dell’invasione nazista del Belgio. Non potendo più frequentare l’università in quanto ebrea, riuscì ad allestire un piccolo laboratorio di ricerca nella sua camera da letto.
La guerra incalza. E per non essere deportati, lei e la sua famiglia, sono costretti a scappare. Trovarono rifugio dapprima nelle campagne vicino a Torino e poi a Firenze. È proprio lì che entrò in contatto con le forze partigiane e operò come medico al servizio delle Forze Alleate.

Dopo la liberazione, nel 1947 le venne offerta una cattedra alla Washington University di St.Louis dove, all’inizio degli anni Cinquanta, insieme al suo collega Stanley Cohen, fece la sua scoperta più importante: la proteina del fattore di crescita del sistema nervoso (Ngf), studio che trent’anni dopo venne gratificato con il Premio Nobel, una ricerca fondamentale per la comprensione di cure ad alcune delle più gravi malattie che colpiscono il sistema nervoso.

Rita lavora e vive negli States per 30 anni. Nel mentre, continua a mantenere vivi i rapporti con l’Italia e ricopre diverse cariche nelle maggiori accademie scientifiche nazionali e internazionali. Dedica anima e corpo anche all’impegno umanitario: all’inizio degli anni ‘70, partecipa alle attività del Movimento di Liberazione Femminile per la regolamentazione dell’aborto. Negli anni, supporta le campagne contro le mine antiuomo e, nel ‘92, insieme a sua sorella Paola, crea la fondazione Rita Levi Montalcini Onlus, con lo scopo di incrementare il livello d’istruzione delle donne africane.

All’età di 90 anni comincia a perdere la vista, a causa di una maculopatia degenerativa. Alle conferenze non vede le proiezioni e non sente bene, ma “ragiona” più ora di quando aveva vent’anni.

Il corpo faccia quello che vuole.
Io non sono il corpo: io sono la mente.

Rita Levi-Montalcini

Il primo agosto 2001 viene nominata senatrice a vita, e, seppur molto anziana, continua la sua opera a favore della ricerca, delle pari opportunità e della diffusione della cultura intesa come base per costruire una società migliore. Muore il 30 dicembre 2012, all’età di 103 anni.

Rita ha passato la sua vita tra persecuzioni, limiti e pregiudizi che ha vinto grazie alla sua libertà di pensiero. Nella vita non bisogna mai arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia, in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva. Bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi… questa è Rita Levi Montalcini


Crediti foto: Mondadori/Alessandra Benedetto/Corbis/Vittoriano Rastelli by Getty Images.

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