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Pro choice o pro life?

Aborto dal latino abòrtus, indica un feto che muore nel venire alla luce (si parla quindi in questo caso di aborto spontaneo) oppure l’interruzione volontaria di una gravidanza.

Concentrandoci sulla seconda definizione, sorgono diverse naturali domande, tra cui: “Come si interrompe una gravidanza?”,“ Perché si interrompe una gravidanza?”, “ Com’è la situazione mondiale in questo contesto?”, “ Quali sono le leggi a riguardo?”,” E’ sicuro?”, “ Qual è la posizione delle religioni?”.

Per quanto riguarda il primo quesito, vi sono due risposte. La prima è l’interruzione farmacologica, la quale avviene attraverso la somministrazione di due pillole, la prima blocca lo sviluppo embrionale e induce il distacco del feto dall’utero, la seconda provoca la contrazione dell’utero e consente il suo svuotamento in modo autonomo.

La seconda modalità invece è l’aborto strumentale (o chirurgico): si pratica tra il 50esimo e il 90esimo giorno dal concepimento; è prevista l’ospedalizzazione e l’intervento consiste nella rimozione del prodotto di concepimento all’interno dell’utero per via chirurgica.

Come ogni processo medico, queste due modalità possono comportare dei rischi. Nel primo caso, si rischiano lo sfaldamento dell’endometrio che può elevare il rischio di emorragia locale; mentre nel caso dell’aborto strumentale si rischia di incorrere in emorragie. A ciò si aggiunge la possibilità di rischio infettivo e quella di un errore nella manovra chirurgia.

Alla domanda : “perchè si interrompe una gravidanza?”, rispondono fattori diversi, ma fra loro legati. I motivi più frequenti riguardano l’età e lo stato economico o la scarsa tutela sociale della madre o della famiglia, eventuali problemi di salute o diniego da parte del partner di far nascere il bambino.

I dati relativi al numero di aborti ufficiali eseguiti è estremamente significativa. Infatti secondo il Guttmacher Institute, tra il 2010 e il 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato 56 milioni di aborti all’anno nel mondo. Di questi 56 milioni, 25 milioni sono stati attuati in modo non sicuro, di cui la metà in Asia. 

Secondo i dati, la maggior parte degli aborti avviene in paesi in via di sviluppo, nelle fasce di popolazione più svantaggiate economicamente, mentre la fascia d’età in cui vengono compiuti più aborti è quella tra i 20 e i 24 anni, ove se ne contano 35 aborti ogni 1000 donne tra i 15 e i 44 anni.

Nel mondo il 56% delle gravidanze indesiderate terminano con un aborto volontario, in America settentrionale il 36%, in Europa invece abbiamo un elevatissima percentuale pari al 70%. 

Al fine di ridurre il ricorso all’aborto, e il conseguente impedimento alla nascita da parte dei propri figli, l’OMS ha cercato una soluzione: facilitare e garantire l’accessibilità ai contraccettivi.
Questa soluzione è, tuttavia, insufficiente. Infatti, in alcuni paesi ove questa è stata attuata (come nel caso della Svezia) il numero di aborti dovuti a gravidanze indesiderate non è diminuito.

Occorre quindi che lo stato rompa il tabù relativo all’educazione sessuale.
Limitarsi a garantire il libero accesso ai contraccettivi è insufficiente, se non accompagnato da una seria campagna educativa in favore dell’utilizzo dei contraccettivi.

Per quanto riguarda le situazioni giuridiche sull’aborto, le leggi cambiano da Stato in Stato. Alcuni hanno adottato leggi più restrittive, altri più liberali. I primi si trovano soprattutto nelle regioni in via di sviluppo, mentre quelli con leggi meno restrittive in molte regioni dell’Europa, dell’America e in alcune aree dell’Asia.
In Italia l’aborto è disciplinato dalla legge 194 del 1978, il cui contenuto fu confermato anche da un referendum popolare.

Per quanto riguarda la sicurezza con cui vengono forniti gli aborti, un dato significativo è dato dallo sviluppo e dall’applicazione di linee guida e di standard clinici. E’ migliorato l’accesso ad un’assistenza post-aborto, dato che  i governi danno priorità all’implementazione delle linee guida dell’OMS. Grazie a questo, il numero di donne che muoiono a causa di questa pratica medica è molto diminuito.

Sul totale degli aborti attuati, il 55% è avvenuto in maniera sicura, il 31% in maniera meno sicura e il 14 % in modalità non sicura.  Si verifica anche che più sono restrittive le leggi, meno sono sicuri gli aborti. Infatti, nei paesi in via di sviluppo,  il 40% delle donne che abortiscono sviluppa complicazioni che richiedono cure mediche. Ancora, nei paesi in via di sviluppo si stima che 6,9 milioni di donne siano trattate ogni anno per tali complicazioni.

Solitamente, tutte le religioni hanno una posizione di condanna nei confronti dell’interruzione della gravidanza: sia le religioni monoteiste (Ebraismo, Cristianesimo e Islam), sia le religioni politesiste, come le varie fedi orientali (nonostante il Dalai Lama si sia detto favorevole, in quanto male minore). Naturalmente le posizioni delle religioni sono varie. Alcune lo consentono nei primi momenti della gravidanza, come l’Ebraismo, altre invece, come la Chiesa Cattolica, ritenendo che il bambino possieda un’anima sin da quando è un feto, sostengono sia dovere dell’uomo tutelare la vita, evitando di conseguenza quella che viene definita cultura dello scarto.

Se queste sono le posizioni a favore della vita, o pro life, vi è anche chi è pro choice, ossia a favore della scelta.
E’ stato, infatti, diffuso negli ultimi anni uno slogan di alcune femministe, denominato My body, my choice. Esso è stato utilizzato in diversi paesi, per sottolineare l’autonomia corporea femminile e quindi il diritto di abortire.

Il tema dell’aborto è estremamente delicato e, se per alcune donne può essere una soluzione giusta – per le mancanze di risorse necessarie a garantire al proprio figlio una vita dignitosa oppure per problemi di salute tali che potrebbero portare a far perdere la vita sia alla madre che al bambino – per altre può essere considerato un trauma, una vera e propria cicatrice nel cuore, come viene definita da Papa Francesco.
Per questo la decisione di dare la vita o di prendere una scelta differente, è sempre legittima e va sempre e comunque rispettata.

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