Giuliano Bisinella
Mai come oggi i mezzi di comunicazione che ci circondano tendono ad influenzare la nostra vita. Tra questi, la televisione gioca un ruolo fondamentale poiché, oltre alla pubblicità, essa ci mostra ogni sorta di genere d’intrattenimento – dallo sport, agli show, alle serie e ai film – all’interno del quale è spesso presente un qualche tipo di violenza, verbale, ideologica o fisica.
Da sempre oggetto di discussione, è quanto la televisione possa modellare la psicologia di una persona, soprattutto dei bambini e degli adolescenti che sempre più spesso si trovano a passare una notevole porzione del loro tempo di fronte a programmi con all’interno una qualche forma di violenza. Da un lato, si è d’accordo sul fatto che contenuti troppo espliciti – soprattutto per un pubblico più giovane – possano non essere positivi, poiché si riversano sulla loro mente che, inconsciamente, potrebbe percepirla come la normalità e non come un’azione sbagliata, portandoli a comportarsi di conseguenza. Dall’altro lato, invece, proprio per il fatto che la violenza è un fattore non trascurabile nella nostra società, nascondere al giovane pubblico la realtà, mostrando solo cartoni animati, è altrettanto sbagliato, poiché abitua ad una percezione del mondo irrealistica e non concreta.
La violenza ormai non è più un problema trascurabile, non se ne parla solo nei film e non è solo finzione. Purtroppo, la violenza la si trova ovunque nei fatti di vita quotidiana, molti dei quali riportati da giornali e telegiornali che, seppur provino a screditarla, non hanno un’influenza determinante sulle idee di un individuo in sviluppo. La violenza è presente e non la si può ignorare, ma non sarà di certo censurandola dalla tv che scomparirà dalla natura di uomini che, per istinto, per rabbia o addirittura per piacere, continueranno a metterla in atto. Come per molte altre tematiche, la miglior arma difensiva è la sensibilizzazione, la distinzione delle azioni giuste da quelle sbagliate che però non nasconda la verità.