ATTUALITA' SCUOLA

#Sceltecoraggiose

Abbiamo appena festeggiato, sebbene in maniera anomala, i 75 anni da quel famoso 25 aprile 1945: giorno della liberazione dalla dittatura fascista.

Liberazione, libertà… parola tanto importante quanto abusata.

Qualcuno afferma che noi siamo diversi dagli animali non tanto per l’intelligenza, ma per la libertà: gli animali fanno soltanto quello che la natura comanda. Noi invece siamo liberi: è il più grande dono che abbiamo ricevuto. Grazie alla libertà possiamo diventare qualcosa di diverso da quello che siamo. Grazie alla libertà possiamo credere che non tutto sia già deciso a priori. Grazie alla libertà possiamo dare il nostro contributo alla costruzione di questo mondo. Senza libertà non c’è vero amore.

In un recente sondaggio Demos per la Repubblica è emerso che gli Italiani preferiscono il leader forte in politica. Ben il 58% del campione infatti, ritiene che il paese abbia bisogno di essere guidata da un leader forte. Solo il 32% al contrario, ritiene che un politico con troppo potere possa essere un pericolo per la democrazia; il 10% infine non si esprime.

La libertà è bella, ma fa paura; la libertà ci apre la porta all’errore, allo sbaglio; la libertà richiede la presenza di un altro valore molto impegnativo da vivere: la responsabilità

A prima vista la nostra società sembra dominata da una libertà effimera e fannullona: ci si crede veramente liberi solamente quando si ha la possibilità di poter scegliere tutto e, comunque, anche nel caso di una scelta, ci si sente veramente liberi quando si ha la possibilità di rimangiarsela, di tornare indietro, di ricominciare da capo.

L’altro grande rischio è la fuga dalle scelte, fuga che ci dona l’illusione di essere eternamente liberi (perché lasciamo la scelta sempre davanti a noi), ma che in realtà ci rende schiavi della paura, della pigrizia, della non scelta e quindi del non senso.

Decidere è sinonimo di recidere, tagliare, potare. Come il contadino pota le piante perché il frutto sia migliore, anche la libertà di scegliere ci permette di essere maggiormente fecondi di senso, di significato, di dare una direzione alla vita.

… E allora cosa scegliere, chi scegliere, come scegliere, come giocare alla grande la propria libertà?

Mi vien da dire che è una questione di sogni, sogni che uniscono insieme testa e cuore… qualcuno li chiama desideri… e i desideri più grandi sono quelli condivisi con altre persone: “Se si sogna da soli, è solo un sogno. Se si sogna insieme, è la realtà che comincia”.

Le scelte importanti richiedono il coraggio della vera libertà responsabile e, a volte, anche a scapito della vita stessa. Ecco cos’è il destino: non qualcosa di preparato da qualcuno al di fuori da me, ma la mia storia costruita dalle mie scelte dentro la realtà concreta in cui sono chiamato a giocarmi… alla grande. 

Lo so cari ragazzi, è molto più facile da dirsi che da farsi… d’altronde la vita è un viaggio complicato, in inglese “travel”, proprio simile ad un travaglio, ad una nascita, un parto, un uscire da noi stessi per incontrare, mettersi in relazione.

Ricordiamoci: ognuno di noi è un dono per il mondo, è stato pensato e amato per la propria realizzazione ma anche per aiutare il mondo a realizzarsi, a migliorarsi, ad essere più umano.

Auguro ad ognuno di voi una vita simile a quella dei giovani che hanno lottato contro la dittatura fascista: coraggiosi, pieni di sogni condivisi per un’Italia diversa, disponibili anche a donare la vita per il bene delle generazioni future, tra le quali ci siamo anche noi.

Buon travaglio, cari studenti.

Prof. Matteo Refosco

Suggerimenti multimediali:

Riflessioni di alcuni studenti dell’Einaudi:

  • “Oggi le scrivo perché vorrei raccontarle due fatti che mi sono successi, uno bello e uno un po’ meno. Inizio da quello bello: oggi dopo circa un mese di quarantena sono uscita di casa per la prima volta e sono andata a casa di mia nonna. Lei è malata e ho paura ad andare a trovarla, perché potrei trasmetterle il virus, nel caso io dovessi averlo, oppure potrei metterla in pericolo. Oggi, però, mia zia che la assiste e vive con lei aveva bisogno di una mano: sono andata io ad aiutarla. E’ stato veramente emozionante rivedere il mio paesino dopo un mese, guardavo ogni minimo particolare, ogni cambiamento, e mi sembrava di vederlo per la prima volta dopo anni, con gli stessi occhi di un turista che visita per la prima volta una città. Quando ho rivisto mia nonna, ho provato un’emozione fortissima (in questi giorni l’ho sempre vista attraverso uno schermo). Lei è malata da cinque anni circa di demenza senile, quindi a volte non è sempre presente, ma nonostante ciò, sentire “Ero promosa di vederti” mi ha riempito il cuore di gioia. Il fatto che, invece, mi ha scosso particolarmente è per una cosa raccontata da mia mamma. Oggi ha visto una nostra vicina di casa, si è fermata per chiederle come stava e se aveva bisogno di qualcosa visto che lei vive da sola ed è anziana. Lei le ha risposto: “Potresti dirmi che giorno siamo? Non me lo ricordo e non voglio chiederlo agli altri perché poi mi prendono in giro”. Sono rimasta senza parole. Inizialmente dentro di me ho sentito una tristezza infinita per questa signora, perché significa che è disorientata e che ha bisogno di aiuto e di sostegno. La settimana scorsa i vicini hanno avvisato i suoi parenti per dir loro che non stava bene, ma non sappiamo se siano venuti a trovarla. Non avevo mai pensato in questi giorni a tutte le persone sole, soprattutto gli anziani, che in questo periodo lo sono ancora di più. Sì, tutti noi sentiamo al telegiornale che c’è questa situazione, ma non avevo dato il peso che ci sto dando ora. Non ho mai provato veramente cosa significa la solitudine, a volte mi sono sentita sola ma so di essere circondata di persone che mi vogliono bene, che mi sostengono e che ci sono nel momento del bisogno. Non posso nemmeno immaginare il peso che le persone sole, senza nessuno accanto, possono provare giornalmente. E questo mi rattrista molto. La seconda emozione che ho provato, invece, è stata la rabbia, perché le persone devono essere così cattive? Tutte le nostre vite sono cambiate da un giorno all’altro, il virus non ha risparmiato nessuno, ma perché continuare ad essere indifferenti? Perché non provare a fare una bella parola con le persone che ci stanno intorno e che sappiamo possono trovarsi in difficoltà? Sono domande che mi faccio spesso, ma non riesco mai a trovare una risposta. Nella società odierna, penso che sia l’indifferenza la peggior cosa. Essere indifferenti significa ignorare volontariamente un problema o una persona. Essere indifferenti significa non permettere alla luce e all’amore di entrare dentro il tuo cuore. Secondo me, una delle più belle azioni che un essere umano possa fare è quella di aiutare un altro essere umano. Questo è un atto pieno d’amore perché decidi di non mettere al primo posto te stesso, ma un altro. 

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