Un certo Dostoevskij disse un giorno: “La bellezza salverà il mondo!”
Sai che vuol dire Bellezza? Deriva dalla radice “–bal” che esprime l’esperienza di ciò che balza fuori dall’ombra e appare.
L’uomo è un essere abitato dall’Oltre e dalla Bellezza, se la sa cercare.
Oltre al Coronavirus, ci sono tanti altri virus da cui difenderci; spesso li accomuna un sintomo ben preciso cioè quello del potere devastante del far dimenticare la nostra essenza; e così ci perdiamo, ci perdiamo nell’orizzonte corto delle giornate, nella noia subita a scuola o in altri ambiti con rassegnazione, ci perdiamo nella paura di cambiare e ricominciare daccapo se capiamo di esserci allontanati dalla parte più profonda di noi; ci perdiamo nel lasciar scivolare tutto ciò che accade senza più ricordare di poter tentare di essere noi a fare la differenza innescando azioni che possono fare la differenza…
Sei felice? Stai studiando qualcosa in cui credi e ti fa vibrare, vivere con passione, qualcosa capace di orientare il tuo futuro e il senso della tua vita? Stai custodendo passioni? Te ne stai prendendo cura? Stai incontrando la parte più profonda di te e degli altri?
Perché vedi, il Coronavirus fa paura, ma è ancor peggio il non vivere in pienezza ciò che siamo e per cui siamo stati creati! Ricordatevi che questa vita non si ripete, scivola veloce, e quindi: non va sprecata!
Come fare a non sprecarla?
Comincia con il farti domande e cercare risposte: Che ci faccio qui? Qual è il desiderio più profondo che custodisco dentro? Quando sono davvero felice e quando non lo sono? Quali parole/esperienze sono capaci di ri-generarmi anziché stordirmi? Chi e che cosa sa ancora farmi battere il cuore? Che priorità voglio mettere nella mia vita? Chi ha bisogno di me? Di chi e di che cosa ho bisogno io? Che cosa posso fare per trasformare questo vuoto creato dal Coronavirus in occasione nuova?
La grande tentazione di oggi resta la rassegnazione, l’orizzonte corto, la mancanza di uno sguardo dall’alto, la mancanza di una visione universale che faccia ridimensionare le cose facendole apparire nella loro pochezza a confronto dell’Infinito a cui siamo chiamati.
E allora ti auguro una settimana buona per farti domande, per mettere in moto idee, azioni, positività; trova il coraggio di cambiare e affrontare il rischio e la fatica che ciò comporta; spero tu possa già sentire, o te lo auguro un giorno, la carezza di un Infinito che si prende cura della vita umana, di ogni vita umana, anche della tua, perché “sei un essere speciale ed io avrò cura di te!”
LA CURA
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie
Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo
Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore
Dalle ossessioni delle tue manie
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
E guarirai da tutte le malattie
Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te
Vagavo per i campi del Tennessee
Come vi ero arrivato, chissà
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
Attraversano il mare
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi
La bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
Ti salverò da ogni malinconia
Perché sei un essere speciale
Ed io avrò cura di te
Io sì, che avrò cura di te
Il sogno è di creare UN’ONDA DI PENSIERI E VOCI da scambiare nel tempo della possibile mancanza di bellezza.
Arrivederci a presto, anzi, a-risentirci a presto.
Prof. Matteo Refosco
Suggerimenti multimediali:
- Franco Battiato – La Cura ( https://www.youtube.com/watch?v=cLJp-YJeuzc )
Riflessioni di alcuni studenti dell’Einaudi:
- “Ciò che è accaduto in questi mesi ci segna ora e lo farà per sempre. Il Coronavirus ci ha tolto molte cose, soprattutto molti momenti felici, si pensi a compleanni, uscite con amici, ritrovi con tutta la famiglia, l’ultimo anno di superiori, … Ma a qualcuno ha portato via per sempre anche l’ultimo saluto ai propri cari. Cosa accomuna tutto questo? La mancanza della nostra libertà. Inevitabile dunque chiedersi fino a che punto una pandemia, in una nazione libera, può comprimere i diritti (inviolabili e condizionati) e le libertà degli individui e condizionare il reciproco bilanciamento tra essi. Vorrei riassumere così le nostre restrizioni: “Abbiamo sempre vissuto la primavera, ma ora, per il bene di tutti, ci limitiamo ad osservarla silenziosamente dalla finestra”. Voglio, inoltre, dire che il coronavirus non ci ha solo tolto molto, ma se si sa vedere ha anche dato tanto. Per questo breve periodo, il virus ci ha dato la possibilità di riflettere su noi stessi e su ciò che ci sta intorno. Inoltre per molti questa situazione potrebbe rappresentare un nuovo inizio, il momento nel quale si apprendono i propri errori e si può finalmente ripartire. Il virus, ci ha ricordato che siamo tutti uguali davanti a una situazione di crisi, indipendentemente dalla nostra cultura, religione, occupazione, situazione finanziaria o dalla nostra fama. Questa malattia ci tratta tutti allo stesso modo, e forse dovremmo iniziare a farlo anche noi. Questa situazione ci fa comprendere fino in fondo quanto è diventata materialista la nostra società e come, in momenti di difficoltà, riscopriamo gli elementi essenziali di cui abbiamo veramente bisogno in contrapposizione ai lussi, ai quali talvolta, inutilmente, diamo valore. Fermando la frenesia della vita di tutti i giorni, ci ha fatto riscoprire il valore della famiglia, di ciò che è davvero importante per noi che, però, spesso trascuriamo. Infine ci ha ricordato la cosa più importante di tutte, che la vita è una e che deve essere vissuta a pieno, sempre e che non abbiamo il tempo per sprecarla.”
- “…Da qui evitavo di andare a messa, la domenica preferivo stare in mezzo a tutto quel dolore e portare un po’ di gioia, dove pensavo che il signore mancasse. Crescendo poi, mi sono incolpata, ho pensato di essere la causa di tanta sofferenza e non capivo perché anche facendo tutto nel modo giusto, al meglio, alla fine le cose non cambiavano, non venivo ricambiata per tanta diligenza. Lo vedevo come quello che lei ha definito il Dio Interventista, che ripagava per le cattive azioni. Poi non so cosa è successo, ma ho capito che forse tutto questo accusare Dio, questo ignorarlo o odiarlo non avrebbe portato a nulla. Ero io a dover cambiare e ho capito che sì, quella è stata la volontà del signore e lo dovevo accettare, lo volevo accettare. Ho incominciato a pensare alla mia vita e a quella della mia famiglia, una vita felice, tranne per questa grande sfida che abbiamo combattuto insieme. E’ stata sì una vita di sacrifici, ma anche di tanto amore e felicità. Sono arrivata alla conclusione che Dio non vuole il male degli uomini, Dio permette di scegliere ciò che si vuole essere, ciò che si vuole credere, ciò che si vuole immaginare. Dio non ci fa scegliere se credere o non credere, perché questo sentimento risiede nel fondo del nostro cuore, ed è da lì che con le nostre esperienze ed emozioni decidiamo di farlo uscire o meno. Ho capito che Dio soffre dei nostri mali ed è un sostegno, sicuramente il più fedele, per i suoi figli.”